Nella Sala “Maurizio Quintieri” del Teatro Rendano di Cosenza, organizzato dall’Accademia Cosentina con il patrocinio del Comune di Cosenza, si è svolto un interessante e partecipato evento culturale su “Gioacchino da Fiore: un maestro della civiltà europea”. Dopo i saluti del presidente dell’Accademia Cosentina Prof.Antonio D’Elia, ha svolto la relazione il presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti Prof.Riccardo Succurro ; ha concluso l’incontro il segretario perpetuo Mario Iazzolino.

Gli studi su Gioacchino da Fiore non sono affatto mere esercitazioni di malinconici eruditi o celebrazioni acritiche di antichi miti,
ma ( come ha affermato C. Vasoli in un Congresso internazionale di studi gioachimiti) contributi alla conoscenza di idee e processi storici per nulla estranei alla formazione della civiltà alla quale apparteniamo. Oggi, in tempi di crisi dell’ideologia e di bisogno di profezia come metodo di lettura continua della storia per il governo del futuro, assistiamo ad un significativo risveglio di interesse verso le tematiche fondamentalidel fondatore dell’ordine florense che ha ideato “il più grandioso disegno di teologia della storia del misticismo medievale”.

Il ricordo dell’abate calabrese non si è conservato per iniziativa di qualche chiesa o setta, di qualche ordine o movimento religioso, bensì – scrive Potestà negli Atti del Congresso “Gioacchino da Fiore nella cultura contemporanea” – in primo luogo grazie ad alcuni intellettuali e ai loro libri. II pensiero di Gioacchino non è rimasto chiuso nel Medio Evo – ha argomentato S.Oliverio nella prefazione a “Gioacchino da Fiore: un maestro della civiltà europea”- ma si è proiettato nei secoli futuri penetrando nel cuore stesso dei processi formativi della civiltà europea. Esso è stato così variamente ripreso, assimilato e metabolizzato da divenire uno dei più frequentati crocevia della tradizione culturale e spirituale dell’Occidente. Gioacchino da Fiore va pertanto conosciuto, studiato e divulgato come uno dei grandi maestri della civiltà europea.

Già subito dopo la sua morte, il suo messaggio si proiettò sulla inquieta vicenda del francescanesimo spirituale e giunse per questa via a Dante Alighieri. La Divina Commedia è ispirata ed animata dalla tensione innovatrice e profetica dell’Abate di Fiore, di cui Dante riprende e rilancia figure e simboli, connessi con le istanze di rinnovamento morale e spirituale della cristianità. Cristoforo Colombo si appellò più volte, nei suoi scritti, all’autorità profetica dell’Abate calabrese, collegando la sua missione esplorativa all’evangelizzazione delle ultime genti della terra che, insieme con la definitiva riconquista di Gerusalemme, avrebbe dovuto segnare l’inizio della terza ed ultima età del mondo, l’età dello Spirito Santo. Anche i primi missionari francescani spagnoli dell’Osservanza partirono spinti dalla speranza gioachimita di poter creare nel nuovo mondo quella Ecclesia Spiritualis propria dell’ ultimo tempo della storia della Salvezza, ponendo le basi di una tradizione culturale e spirituale gioachimita il cui filo rosso non si è mai spezzato nelle terre dell’ America Latina.
Recentemente la disposizione iconografica degli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina è stata inequivocabilmente ricondotta alle geometrie concordistiche dell’esegesi biblica e alle figurazioni simboliche trinitarie di Gioacchino da Fiore. Michelangelo ebbe infatti, come consulenti teologici, due illustri gioachimiti del suo tempo, il Cardinale agostiniano Egidio da Viterbo e il teologo francescano Pietro Galatino.

Lessing, Schiller e Schelling sono i tre autori da cui dipende l’ingresso di Gioacchino nella filosofia moderna. Una ricognizione esatta e completa del Gioachimismo nella cultura e nella letteratura europea è stata effettuata nei Congressi internazionali celebrati dal C.I.S.G., ed anche nell’ opera di Henri De Lubac “La postérité spirituelle de Joachim de Fiore“, nonché nel lavoro pubblicato nel 1987 da M. Reeves e W. Gould sull’influsso del pensiero di Gioacchino da Fiore nella letteratura europea dell’Ottocento, e tradotto dal Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Gli studi e la bibliografia gioachimita del Novecento risultano molto ricchi ed innovativi, ed hanno avuto una forte ripresa soprattutto nella seconda metà del secolo.

I centri di attività più fecondi sono stati e continuano ad essere l’Università di Oxford e di Londra in Inghilterra (dove ha operato la studiosa M. Reeves), le Università di Berlino, di Costanza e i Monumenta Germaniae Historica (in cui operano i discepoli e prosecutori delle ricerche di Herbert Grundmann) e gli Stati Uniti in cui opera un folto gruppo di studiosi e accademici dediti agli studi su Gioacchino da Fiore, sul profetismo e sull’apocalittica: Robert E. Lerner, nella Northwestern University, Bernard McGinn alla Divinity School dell’ Università di Chicago, Stephen Wessley nel York College della Pensilvania, Sandra Zimdars-Swarts nell’ Università del Kansas, Delno West nell’ Università dell’Arizona, Randolph Daniel nella Università del Kentuchy, autore di una utilissima edizione critica del “Liber Concordie Novi ac Veteris Testamenti “.

All’Università di Harvard ha a lungo insegnato Morton Bloomfield, studioso di Gioacchino e del Gioachimismo, che, con la Reeves, costituisce la sorgente del ricco filone di studi gioachimiti dell’ area anglosassone. Come si evince dalla bibliografia del Novecento, anche in Italia, in Francia, in Spagna, in Portogallo ed in America Latina, soprattutto nel Messico, è stata registrata una notevole fioritura di studi e di pubblicazioni.

L’evento nuovo di questo primo ventennio è la notevole presenza di temi gioachimiti non solo nelle riviste specializzate, ma anche nella stampa periodica e quotidiana di grande diffusione, nonché su quella locale. Articoli, spunti, riferimenti e citazioni, dibattiti e riflessioni di terza pagina, recensioni e proposte di letture, raccolti e registrati dal C.I.S.G., attraverso l’eco della stampa, dimostrano la crescente e comprensibile attrazione che, nel III millennio, la figura di Gioacchino esercita sul mondo contemporaneo.
Nelle sue opere Gioacchino da Fiore introdusse un concetto nuovo rispetto al precedente millennio cristiano:
Cristo è l’ asse dei tempi, è il centro della storia. La storia dell’umanità per Gioacchino è storia della salvezza; sull’intero corso dei tempi del Vecchio e del Nuovo Testamento domina la Trinità: il Padre, autore di tutte le cose; il Figlio che si è degnato di condividere il nostro fango; lo Spirito Santo, di cui dice l’Apostolo “Dove c’è lo Spirito Santo ivi è la libertà”.

Per Gioacchino da Fiore l’Età dello Spirito Santo non rimpiazza l’Età del Figlio, ma la porta a compimento dall’interno. L’abate florense è “lo storiografo dello spirito” che legge una visione adeguata del presente e prospetta l’ordito provvidenziale della prossima età salvifica.
Gioacchino è l’ interprete dell’Apocalisse, rivelazione di Cristo a Giovanni e profezia di Giovanni alla Chiesa.
Nell’ Apocalisse sono enigmaticamente rappresentati gli eventi passati, annunziati quelli futuri, descritte l’apertura delle cose sigillate e lo svelamento di quelle nascoste.

L’ Apocalisse è in parte già racconto, in parte rimane profezia. La speranza di Gioacchino da Fiore non era una utopia, una fuga in avanti verso l’immaginario , ma – come ha rilevato il teologo ginevrino Henry Mottu in un suo intervento al Congresso Internazionale di Studi Gioachimiti- un progetto di riforma profetica della cristianità; ed il profetismo è il dibattito della Parola di Dio con le pesantezze della storia.