CRONOLOGIA DELLA VITA DI GIOACCHINO DA FIORE
1135 circa. Gioacchino nasce a Celico da Mauro, notaio, e da Gemma.
1155 circa. Dopo gli studi di base nella vicina Cosenza, è introdotto dal padre nei Tribunali di Cosenza come curiale e nella corte del giustiziere di Calabria come notaio.
1166-1167 Lavora nella cancelleria regia di Palermo al servizio di Stefano di Perche e poi viaggia al seguito dei grandi notai del Regno Pellegrino e Santoro.
1168 circa. Parte per la Terra Santa e visita Gerusalemme.
Anni ’70 Torna in Italia e dimora in una grotta sull’Etna, nei pressi di un monastero greco. Passato in Calabria, si reca nella valle del Crati, presso Cosenza, e si ferma in un luogo detto Guarassano. Trascorre un periodo nei pressi del monastero cistercense della Sambucina di Luzzi. Si sposta quindi in un’altra parte della valle rivolta ad oriente, sulle colline di Rende. Qui predica per un anno. Si reca dal vescovo di Catanzaro per ricevere gli Ordini minori. Durante il viaggio passa per il monastero di Corazzo. Raggiunge Rende e quindi ritorna a Corazzo, dove assume l’abito monastico. Non molto tempo dopo diviene priore e, quando l’abate Colombano rinuncia alla carica, i monaci lo eleggono abate.
1177 E’ attestato per la prima volta come abate di Corazzo. Persegue l’incardinamento del suo monastero nell’ordine cistercense.
Si rivolge per questo al monastero della Sambucina, ma la richiesta di affiliazione viene rifiutata a causa della povertà del monastero di Corazzo.
1178 Nel mese di dicembre 1178, come abate di Corazzo, è alla corte di Guglielmo II, e fa valere con successo le rivendicazioni di possesso di alcuni territori in favore del suo monastero.
1182-1183 Si reca all’abbazia cistercense di Casamari, dove trascorre circa un anno e mezzo. Riceve anche qui una risposta negativa alla richiesta di affiliazione di Corazzo, sebbene venga accolto con affetto e stima dall’abate Gerardo.
Luca di Casamari, allora suo scrivano, poi Abate di Sambucina e Arcivescovo di Cosenza, afferma che dettava e correggeva contemporaneamente il libro dell’Apocalisse, il libro della Concordia e il primo libro del Salterio, con l’aiuto di altri due scrivani portati da Corazzo: Giovanni e Nicola.
1184 Interpreta a Veroli, dinanzi alla curia di Papa Lucio III, una oscura profezia ritrovata tra le carte del defunto cardinale Matteo d’Angers.
Il pontefice lo esorta a scrivere le sue opere, come è testimoniato da Luca e dallo stesso Gioacchino.
1186-1187 Fa visita a papa Urbano III nella città di Verona.
Tornato in Calabria si ritira a Pietralata, probabilmente nei pressi di Rogliano, per dedicarsi alla composizione delle sue opere.
1188 Si reca a Roma e ottiene che l’abbazia di Corazzo venga affiliata all’abbazia di Fossanova. Papa Clemente III lo proscioglie dai suoi doveri di abate e gli indirizza l’esortazione a completare e rivedere i suoi scritti e a sottoporli al giudizio della Santa Sede. Torna a Pietralata, da lui ribattezzata Petra Olei, dove comincia ad accogliere i primi discepoli. E’ con lui il monaco cistercense di Fossanova Raniero da Ponza, in seguito molto legato a papa Innocenzo III e al cardinale Ugolino da Ostia, futuro papa Gregorio IX. Luca di Casamari trascorre con lui a Pietralata una intera quaresima. Nell’autunno sale sui monti della Sila, e sceglie un luogo adiacente al fiume Arvo, cui egli stesso dà il nome simbolico di Fiore (oggi “Jure Vetere”), quasi per indicare una nuova Nazaret. Nell’inverno torna a Petra Olei. Intanto a Fiore viene costruito il primo alloggio.
1189 Entra nell’alloggio costruito a Fiore dove prende vita la prima forma di comunità monastica florense.
1189-1190 Viene molestato e minacciato dai funzionari di Tancredi che non gli riconoscono il possesso delle terre occupate.
1190-1191 Si reca dal re e gli chiede di lasciare indisturbati lui ed i suoi monaci. Con privilegio regio, Tancredi gli concede il possesso di alcune terre demaniali circostanti al nuovo insediamento monastico. Inoltre i baiuli reali avrebbero dovuto fornire cinquanta salme di segale all’anno. Incontra a Messina il re inglese Riccardo Cuor di Leone, che trascorre in Sicilia l’inverno in attesa di partire per la Crociata insieme con il re di Francia Filippo II Augusto, e viene consultato su un passo dell’Apocalisse riguardante l’Anticristo. Incontra a Napoli Enrico VI, il quale, nel tentativo di conquistare il regno di Sicilia di cui ritiene legittima erede la moglie Costanza, sta assediando con ferocia la città di Napoli. Gioacchino lo ammonisce a ritirarsi, predicendogli la prossima ed incruenta conquista del regno. Enrico VI interrompe l’assedio e torna in Germania.
1192 Il capitolo generale dei cistercensi ingiunge all’abate Gioacchino e al monaco Raniero di presentarsi entro la festa di S. Giovanni Battista.
1194 Enrico VI, in viaggio per la Sicilia , a Nicastro, il 21 ottobre 1194, concede a Gioacchino il Tenimentum Floris, vasto territorio di boschi, pascoli ed acque che costituisce la Sila Badiale.
1195-96 Incontra e confessa a Palermo la regina Costanza.
1196 Papa Celestino III, il 25 agosto, approva le costituzioni del nuovo Ordine Florense.
1198 Dopo la morte di Enrico VI, va a Palermo dall’imperatrice Costanza per chiedere la conferma delle donazioni avute dal marito. Papa Innocenzo III (30 agosto -1 settembre) lo incarica di predicare la crociata per la liberazione della Terra Santa insieme a Luca di Casamari, divenuto nel frattempo abate della Sambucina.
1200 Dopo la morte di Costanza, si reca ancora alla corte di Palermo dal giovanissimo Federico II e ottiene una ulteriore donazione in Sila presso la sorgente dell’Arvo (Caput Album).
Scrive la lettera-testamento nella quale elenca alcune delle sue opere, che, in caso di sua improvvisa morte, i florensi avrebbero dovuto inviare alla Santa Sede per eventuali correzioni e proclama la sua totale sottomissione alla Chiesa di Roma.
1201 L’arcivescovo di Cosenza Andrea gli dona una Chiesa in località Canale nella presila, presso Pietrafitta, dove Gioacchino ha già cominciato la costruzione di una dipendenza. Simone di Mamistra, signore di Fiumefreddo, dona al monastero di Fiore la chiesa di Santa Domenica con tutti i territori di pertinenza, su cui Gioacchino fonda il monastero florense di Fonte Laurato.
1202 Si ammala e muore il 30 marzo 1202 a San Martino di Canale.
Entro il 1226 le reliquie di Gioacchino vengono traslate da San Martino di Canale nella chiesa del nuovo complesso abbaziale di San Giovanni in Fiore e collocate nella cappella di destra del transetto, intitolata alla Vergine, in una tomba terragna.