Il libro delle figure è la più bella ed importante raccolta di teologia figurale e simbolica del Medio Evo. Le “Figurae”, concepite e disegnate da Gioacchino da Fiore in tempi diversi, vennero esemplate e radunate nel Liber Figurarum nel periodo immediatamente successivo alla sua morte, avvenuta nel 1202.
In esse è perfettamente illustrato il complesso ed originale pensiero profetico dell’abate florense, basato sulla teologia trinitaria della storia e sulla esegesi concordistica della Bibbia. L’opera ci rimane oggi in tre esemplari ben conservati: il codice di Oxford, il codice di Reggio Emilia e il codice di Dresda. Le riproduzioni qui esposte sono tratte dal codice di Reggio Emilia, databile intorno alla metà del XIII° secolo. Più antico è il manoscritto di Oxford, prodotto dall’Officina scrittoria di un monastero calabrese, probabilmente l’abazia di San Giovanni in Fiore, tra il 1200 e il 1230.

L’ALBERO DEI DUE AVVENTI

Rappresenta, dal basso in alto, i protagonisti e le istituzioni della storia della salvezza.

Da Adamo (1) sino a Gesù Cristo (2) si svolge il Tempo dell’Antico Testamento, che coincide con l’Età del Padre.

Dalla prima venuta di Gesù Cristo sino alla fine della storia si svolge il Tempo del Nuovo Testamento, che è composto dall’Età del Figlio e dall’Età finale dello Spirito Santo.

La figura di Cristo domina sia al centro dell’albero della storia (2), luogo del primo avvento (Incarnazione-Morte-Resurrezione), in cui opera la Redenzione, sia in alto, al culmine di esso (3), luogo del secondo avvento (Resurrezione dei Morti e Giudizio Universale) nella maestà del giudizio e nella gloria dell’eternità.

Si noti il complesso e simmetrico concordismo storico-biblico dei rami che rappresentano in basso le 12 tribù di Israele, dieci innestate sulla figura del Patriarca Giacobbe (4) e due sulla figura del profeta Ozia (5), poi più in alto, le 12 chiese cristiane, innestate sulla figura di Gesù Cristo (2).

Lungo il tronco dell’albero si succedono le 63 generazioni dell’Età del Padre, che terminano con Cristo, scandite in tre gruppi di 21: Da Adamo (1) ad Isacco (6), da Giacobbe (4) ad Amasia (7), da Ozia (5) a Cristo (2).

Anche le 63 generazioni dell’Età del Figlio, che inizia con Ozia, sono scandite in tre gruppi di 21. Si noti che durante le 21 generazioni da Ozia a Cristo si svolgono contemporaneamente la parte finale dell’Età del Padre e quella germinale dell’Età del Figlio.

In questa figura a schema binario non sono rappresentati i tempi dell’Età dello Spirito Santo, appena accennata sulla cima dell’albero, dalla seconda apparizione di Elia (8) e dal rinnovamento della Chiesa (9). Solo Dio, infatti, li conosce

ALBERO AQUILA (nuovo testamento)

Lungo il tronco dell’albero-aquila si succedono le generazioni da Ozia (1) sino a Cristo (2), che contrassegnano la fase germinale dell’Età del Figlio, alle quali seguono le generazioni da Cristo sino alla fine dei tempi. Su Cristo si innestano le prime dodici chiese cristiane che concordano, secondo il modello del cinque più sette, con le dodici rispettive tribù di Israele, segnate nelle ali della prima aquila. Il passaggio dal cinque al sette, molto frequente nel simbolismo numerico gioachimita, rappre

senta l’evoluzione verso una fase più avanzata della storia della salvezza.

A destra (3) sono le cinque chiese presiedute da Pietro: quattro nelle penne dell’ala più una lungo il tronco (4). A sinistra (5) sono le sette chiese presiedute da Giovanni: sei nelle penne dell’ala più una lungo il tronco (6). Dante nella Divina Commedia riprende questa figura nell’immagine grandiosa dell’aquila ingigliata del cielo di Giove

CERCHI TRINITARI

Sullo sfondo dei Tempi dell’Antico e del Nuovo Testamento – vale a dire sull’intero corso della storia della salvezza – domina la Trinità, paradigma trascendente e centro di convergenza di tutta la storia umana divisa in tre “Età o “Stati”, segnati dalle didascalie inferiori della figura:

 

Primo stato (1) l’Età del Padre

Secondo stato (2) l’Età del Figlio

Terzo stato (3) l’Età dello Spirito Santo

La Trinità della Persona è suggerita dalla distinzione dei Cerchi

Verde: il Padre, creatore della natura

Azzurro: il Figlio, disceso dal Cielo

Rosso: lo Spirito Santo, che è Amore

 

L’Unità della Sostanza Divina è indicata dal “cuore‹ ovale dell’immagine (4), che è comune ai tre cerchi.

Le relazioni tra le persone divine sono delineate sia dal particolare dinamismo della intersecazione delle circonferenze, sia dalla successione delle lettere all’interno del nome Divino, il tetragramma IEUE:

I ( Padre) – E(Spirito –Santo) – U (Figlio) – E (Spirito Santo).

Lo Spirito Santo procede sia dal Padre (IE) che dal Figlio (UE).

Il segno grafico della maiuscola Alfa, in alto a sinistra, dimostra come DUE, ilFiglio e lo Spirito procedono da UNO, il Padre.

L’Omega, in basso a sinistra, dimostra come UNO, lo Spirito Santo, rappresentato dall’asta centrale, procede da DUE, il Padre ed il Figlio.

Sul lato sinistro i cerchi più piccoli indicano i tempi della storia della salvezza secondo quattro gradi della evoluzione spirituale (5); sono poi indicati i cinque modi con cui possiamo capire le relazioni fra le tre Persone divine (6) e i sette modi con cui è possibile definirLe (7).

Da questi cerchi trinitari Dante trasse la sua raffigurazione della Trinità nella celebre immagine del Canto XXXIII del Paradiso. (versi 116 e seguenti).

PROGETTO DEL NUOVO ORDINE MONASTICO

I valori autentici dello Spirito, propri della Terza Età della storia salvifica ed espressi nel grado più alto dall’ordine dei contemplanti (1), sono emblematicamente raffigurati nella pianta di una comunità monastica perfetta secondo gli ideali gioachimiti con riferimenti simbolici ad animali e membra del corpo umano. Al centro della “testa‹, in corrispondenza col “naso‹, domina l’oratorio della Colomba(1), simbolo dello Spirito Santo, sede del padre spirituale.

Attorniano la Colomba quattro oratori (2) (3)

(4) (5), che sono designati con i nomi dei quattro animali apocalittici e corrispondono a diverse tipologie di vita monastica.

Più giù è l’oratorio dei sacerdoti e dei chierici che hanno scelto di vivere in comunità (6). Alla base è l’oratorio dei laici coniugati (7) i quali vivono in case proprie e sono guidati e assistiti da un loro maestro.

Il progetto di questo nuovo ordine monastico, sarà compiutamente realizzato nell’Età dello Spirito Santo

SALTERIO DELLE DIECI CORDE

Il Salterio, strumento musicale ebraico, è per Gioacchino un illuminante simbolo della Divinità. In esso si combinano la triangolarità dei vertici, che raffigurano la Trinità delle Persone, e la rotondità dell’apertura centrale, che raffigura l’Unità della Sostanza Divina. Le corde della cetra sono tenute, sul lato sinistro (1), dai nove cori angelici ai quali si aggiunge, in posizione superiore, l’Uomo (2), a cui l’incarnazione del Figlio ha dato una dignità superiore a quella degli Angeli. D’altra parte (3) i capicorda sono rappresentati dai sette doni dello Spirito Santo e dalle tre Virtù teologali. Domina su questo lato la Virtù della Carità (4)Una verde corona di petali è disposta, come in un fiore, intorno all’apertura centrale della cassa armonica, a rappresentare l’intera Chiesa contemplante e adorante unita nel canto di lode. Alla base del Salterio cono collocati due diagrammi. Nel primo la doppia processione dello Spirito Santo (5) sia dal Padre (6) che dal Figlio (7) è evidenziata dal fatto che lo Spirito Santo rimane la stessa persona pur procedendo eternamente da ambedue. Nel secondo diagramma, aderente al primo, si dimostra che l’unica intelligenza spirituale delle scritture (8), che è in dono dallo Spirito Santo e sarà perfetta nel terso stato del mondo, deriva congiuntamente dalla concordanza tra la lettera dell’Antico Testamento (9), che attiene al Padre, e la lettera del Nuovo Testamento (10), che attiene al Figlio 
Dante nel Paradiso riprende questa figura raccogliendo intorno alla Trinità tutti i cori angelici e l’intera Chiesa trionfante , quella dell’Antico e quella del Nuovo Testamento:

in forma dunque di candida rosa mi si mostrava la milizia santa che nel suo sangue Cristo fece sposa.

(Paradiso XXXI)

Il Drago dalle sette teste

Il Drago apocalittico simboleggia i sei re persecutori della Chiesa da Erode a Saladino.
 La settima testa, priva di nome, è quella di un re persecutore, detto Anticristo, che Gioacchino ritiene imminente, contro cui la Chiesa dovrà combattere e soffrire, sia pure per breve tempo, nel travaglio che precede l’inizio ormai prossimo dell’Età dello Spirito Santo.
Nel giro di coda finale è designato l’ultimo satanico persecutore, Gog, il secondo Anticristo, che si scatenerà e sarà sconfitto alla fine della Terza Età.
Subito dopo, con la Resurrezione dei morti e il Giudizio Universale, si concluderà la storia e si apriranno le porte della Gerusalemme eterna.

 

Erode persecuzione: dei Giudei tempo degli Apostoli
Nerone persecuzione: dei Pagani tempo dei Martiri
Costanzo persecuzione: degli Eretici tempo dei Dottori
Maometto persecuzione: dei Saraceni tempo delle Vergini
Mesemoto* persecuzione: dei figli di Babilonia tempo dei Conventuali
Saladino persecuzione: in atto tempo degli uomini Spirituali
Anticristo persecuzione: imminente tempo degli uomini Spirituali
Gog persecuzione finale del secondo Anticristo Fine dei Tempi e Giudizio Universale

 

*Re della Nuova Babilonia (Enrico IV)