Gioacchino da Fiore: bibliografia 1969-1988   ( English version – PDF )
ed. Valeria De Fraja

(orig. pubblicato a stampa in «Florensia», 2 (1988), pp. 7-59).

L’uscita del volume della Reeves The Influence of Prophecy ha segnato senza dubbio una tappa fondamentale negli studi relativi alla figura di Gioacchino e alla storia del suo influsso. Dal 1969 infatti questo testo è stato (o sarebbe dovuto essere) un riferimento d’obbligo per quanti si sono occupati dell’abate, del suo pensiero e della sua fortuna. Si è voluto dunque raccogliere quanto su Gioacchino è stato scritto proprio a partire dal 1969, a sottolineare lo stimolo e la spinta che gli studi gioachimiti hanno ricevuto dal saggio della studiosa inglese.

La bibliografia che segue intende raccogliere i contributi riguardanti Gioacchino, la sua biografia, il suo pensiero e i giudizi su di esso, le sue opere (comprese quelle pseudo-gioachimite) e la loro tradizione manoscritta; si allarga anche agli studi inerenti alla storia della storiografia gioachimita e a quelli – non certo molto numerosi – sull’ordine florense. È stato lasciato invece da parte tutto ciò che riguarda la fortuna dell’abate attraverso i secoli, a partire dal gioachimismo francescano: quanto è stato pubblicato sulla figura e l’opera di Gioacchino è sufficiente a dare la dimensione della crescita degli studi negli ultimi vent’anni; allargare la compilazione anche al gioachimismo poteva risultare a scapito della completezza.

Il problema del gioachimismo è compreso invece nelle bibliografie uscite in passato: è il caso di F. Russo, Bibliografia gioachimita, Firenze 1954 (Biblioteca di Bibliografia Italiana, 58); M. W. Bloomfield, Joachim of Flora. A Critical Survey of His Canon, Teachings, Sources, Biography and Influence, «Traditio», 13 (1957); pp. 249-31; e F. Russo, Rassegna bibliografica gioachimita (1958-1967), «Citeaux. Commentarii Cistercenses», 19 (1968), pp. 206-214. In anni recenti, vi sono stati i contributi di M. W. Bloomfield, Recent Scholarship on Joachim of Fiore and His Influence, in Prophecy and Millenarianism. Essays in Honour of Marjorie Reeves, ed. A. Williams, Harlow, Longman’s Press, 1980, pp. 21-52; e di B. McGinn, Awaiting an End. Research in Medieval Apocalypticism, 1974-1981, «Medievalia et Humanistica», n.s., 11 (1982), pp. 263-289; anche l’ultimo capitolo del volume di D. C. West e S. Zimdars-Swartz, Joachim of Fiore. A Study in Spiritual Perception and History, Bloomington, Indiana University Press, 1983, pp. 113-125, presenta una buona bibliografia. Gli ultimi tre titoli mi sono stati di grande utilità nella raccolta del materiale.

La bibliografia è stata organizzata anno per anno, a partire, come detto, dal 1969. La scelta di tale divisione si motiva con il fatto che, oltre ad essere per così dire «neutra», può rendere meglio conto dello sviluppo e del procedere degli studi in generale e delle singole tematiche.

1969

 Barrois Georges A., La fin des synthèses médiévales, dèclin ou moisson?, in Arts liberaux et philosophie au moyen âge, Actes du quatrième Congrès International, Université de Montreal, 1967, Montreal and Paris 1969, pp. 739-744.
Gioacchino da Fiore ha saputo ridare vita al passato grazie alla sua idea di una nuova dispensazione. Essa rinnova la storia e riesce a darle un rilievo tutto nuovo rispetto alla tradizione di quel periodo, in cui era prevalente un’ottica nostalgica del passato.

Daniel E. Randolph, Apocalyptic Conversion. The Joachite Alternative to the Crusades, «Traditio», 25 (1969), pp. 127-154.
L’idea di una conversione apocalittica, stimolata dall’approssimarsi di una svolta nella storia, in Gioacchino e nei suoi seguaci si oppone alla conversione perseguita con la forza, propria invece delle Crociate. La conversione apocalittica vedrà perciò inizialmente il chiudersi della divisione tra Chiesa greca e Chiesa latina; seguirà poi la conversione di Ebrei, Musulmani e pagani, tra cui anche i Tartari.

Desroche Henri, Dieux d’Homme. Dictionnaire des Messianismes et Millénarismes de l’Ere Chrétienne, Paris-La Haye 1969.
Per Gioacchino da Fiore e lo pseudo Gioacchino, vedere la voce a p. 153.

Manteuffel Tadeusz, Woczekiwaniu ery wolnosci i pokoju: historiozofia Joachima z Fiore, «Przeglad Historyczny», 60 (1969), pp. 234-256.
L’articolo (Nell’attesa di un’era di libertà e di pace: la filosofia della storia di Gioacchino da Fiore), nell’ambito di uno studio sul concetto di futuro nella civiltà medievale, esamina la vita e le idee di Gioacchino e lo sviluppo del gioachimismo anche al di fuori dell’Italia. E preceduto da un riassunto in francese.

1970

Barrois Georges A., A Note on a Manuscript of the Pseudo-Joachim, «Studies in medieval culture», 3 (1970), pp. 117-123.

 

Förschner Franz, Concordia: Urgestalt und Sinnbild in der Geschichtsdeutung des Joachims von Floris. Eine Studie zum Symbolismus des Mittelalters, Inaugural Dissertation… der Albert-Ludwigs-Universität zu Freiburg im Breisgau, 1970.
L’a. si occupa dell’ermeneutica e della filosofia della storia in Gioacchino. Si riconosce l’importanza del simbolismo medievale nella formazione dell’abate e si mette in evidenza il fatto che l’Incarnazione non riveste un ruolo molto importante nella sua teologia della storia.

 

Manselli Raoul, La terza Età, Babylon e l’Anticristo mistico (a proposito di Pietro di Giovanni Olivi), «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo», 82 (1970), pp. 47-79.
Analisi dei rapporti e in particolare delle differenze tra alcuni aspetti del pensiero di Gioacchino da Fiore e quello dell’Olivi; in modo specifico l’a. esamina l’idea della «terza età» nei due pensatori.

 

Manselli Raoul, Ricerche sulle influenze della profezia nel basso medioevo, «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo», 82 (1970), pp. 1-12.
Presentazione critica del volume della Reeves The Influence of Prophecy.

Marquez A., Estado actual de los estudios joaquinitas: obras, doctrina, influencias, «Ciudad de Dios», 183 (1970), pp. 525-535.
Si fa il punto della situazione riguardo agli studi su Gioacchino, i suoi scritti, il suo pensiero e la fortuna che ha goduto nei secoli a lui successivi.

Sandrail M., Joachim de Flore, le messager des derniers temps, «Bullettin de l’Association Guillaume Budé», 3/IV (1970), pp. 407-424.

 Simoni Fiorella, Il “Super Hieremiam” e il gioachimismo francescano, «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo», 82 (1970), pp. 13-46.
Esame dell’ipotesi della Reeves che restituisce il Super Hieremiam ai circoli cistercensi-florensi gioachimiti di Calabria. L’a. preferisce mantenere l’ipotesi tradizionale di una attribuzione ai francescani calabresi, influenzati dall’escatologia di Gioacchino, sottolineando però che, per risolvere in modo definitivo la questione, è necessario studiare l’opera in un’edizione critica.

Thomas M., Zur kulturgeschichtlichen Einordung der Armenbibel mit “Speculum humanae Salvationis” unter Berücksichtigung einer Dartstellung des “Liber Figurarum” in der Joachim de Fiore-Handschrift der Sächsischen Landesbibliothek Dresden (Mscr. Dresden A 121), «Archiv für Kulturgeschichte», 82 (1970), pp. 192-225.
L’a. studia i rapporti del ms. di Dresda, che contiene opere di Gioacchino, tra cui il Liber Figurarum, con l’Armenbibel e lo Speculum humanae Salvationis.

Tognetti Giampaolo, Note sul profetismo nel Ricascimento e la letteratura realtiva, «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo», 82 (1970), pp. 129-157.
L’a. si occupa tra l’altro delle edizioni veneziane delle opere di Gioacchino (inizio del XVI secolo) curate da Silvestro Meucci, agostiniano, come culmine del gioachimismo nel Rinascimento. Egli sottolinea il bisogno di studiare la profezia nella vita quotidiana (nella «periferia» del mondo delle lettere) e il gioachimismo del Nuovo Mondo.

Wendelbor Gert, Geschichtstheologie und Hermeneutik des Joachim von Fiore, «Theologie Literaturzeit», 95 (1970), pp. 314-316.

 

1971

 Baraut Cyprien, 1 Flore (San Giovanni), 2 Flore (Ordre de), in Dictionnaire d’Histoire et de géographie ecclésiastiques, XVII, Paris 1971, coll. 513-515 e 515-520.
Presentazione delle notizie che ci sono giunte a proposito della fondazione di S. Giovanni in Fiore e riguardo all’ordine voluto da Gioacchino, dal suo inizio con il distacco dai Cistercensi (1188-1189), fino all’anno in cui si riunì ad essi (1570), compresa la successiva storia del monastero fino all’abbandono nel XIX secolo. La voce sull’Ordine esamina quattro punti: le origini, le caratteristiche, lo sviluppo, la decadenza e la fusione con l’ordine cistercense.

Bloomfield Morton W., Lee Harold, The Pierpont Morgan Manuscript of “De Septem Sigillis”, «Recherches de thèologie ancienne et médiévale», 38 (1971), pp. 137-148.
Edizione del De septem sigillis di Gioacchino sulla base di un manoscritto non consultato nella prima edizione fatta dalla Reeves e Hirsch-Reich. In esso (ms. 631 della Pierpont Morgan Library di New York, sec. XIV), vi sono alcune differenze, anche significative: vi si trovano aggiunti due paragrafi introduttivi e sono invece omessi quelli conclusivi.

Lafaye J., Le Messie dans le monde ibérique: aperçu, in Mélanges de la Casa de Velasquez, VIII, Paris, ed. E. Boccard, 1971, pp. 163-185.
Introduzione (dal VII al XVIII secolo) sulla concezione del Messia in opere cristiane e giudee. In appendice vengono riportati testi di Gioacchino, di Yosef Ha-Kohen, di Spinoza, sull’argomento.

Manselli Raoul, Accettazione e rifiuto della terza Età, in Rivelazione e storia, Roma 1971, pp. 125-139.
Analisi del modo in cui, da Gioacchino in poi, ci si è accostati all’idea della «terza età». Vengono esaminati l’utilizzazione di questa prospettiva di visione della storia da parte dei francescani spirituali e i riflessi che ha avuto su Dante e Petrarca. Per tutto il XIV secolo si trovano aspetti mistici e socio-politici di questa visione storica in Provenza, Italia e Boemia.

McGinn Bernard, The Abbot and the Doctors: Scholastic Reactions to the Radical Eschatology of Joachim of Fiore, «Church History», 40 (1971), pp. 30-47; anche in D.C. West (ed.), Joachim of Fiore in Christian Thought, II, pp. 453-471 (vd. all’anno 1975).
L’a. presenta il modo in cui le posizioni teologiche di Gioacchino, e in particolare la sua teologia della storia, sono state giudicate dai due grandi dottori del XIII secolo, s. Tommaso e s. Bonaventura.

Pickering F., Irrwege der mittelalterlichen Geschichtsschreibung (Rupert von Deutz, Joachim von Fiore), «Zeitschrift für deutsches Altertum und deutsche Literatur», 100 (1971), pp. 270-296.
Ruperto e Gioacchino vengono presentati come esempi tipici di autori che utilizzano i sensi spirituali della Scrittura in funzione della storiografia, l’uno in Germania, l’altro in Italia.

1972

 

Arena Giuseppe, La chiesa di Fontelaurato, «Quaderni dell’Universita di Catania», 4 (1972), pp. 39-52.
L’a studia la storia della fondazione di Fontelaurato, secondo monastero, per importanza, dell’ordine florense.

Gavazzoli Maria Laura, L’allegoria del carro nelle opere letterarie e figurative del XII secolo, «Aevum», 46 (1972), pp. 116-122.
L’allegoria del carro, dai molti significati, si diffonde nella prima meta del XII secolo, nel campo letterario, con una rapidità e una frequenza prima conosciute. Pur varia nelle singole versioni, persiste come allusione ad un simbolo morale. In questo contesto si colloca anche la figura XV del Liber Figurarum gioachimita, quella del cocchio divino di Ezechiele. Essa appare come una «summa» teologica ed esegetica racchiusa in un simbolo che tutto unisce ed abbraccia nella figura.

Paparatti Sandro, Capitoli sull’Evangelo Eterno: attualità del pensiero gioacchimita, Cosenza, Pellegrini, 1972.

 Reeves Marjorie, Hirsch-Reich Beatrice, The “Figurae” of Joachim of Fiore, Oxford, Clarendon Press, 1972.
Studio complessivo di tutte le figure gioachimite, da quelle originali a quelle pseudo-gioachimite. Accanto alle immagini del Liber Figurarum – che rappresenta una sintesi, probabilmente ad opera di uno stretto collaboratore, delle idee dell’abate – ve ne sono infatti molte altre, ugualmente di origine gioachimita, ma già di un periodo più avanzato. Le più note sono quelle chiamate Praemissiones. Le a. riescono a districarsi in questa foresta di immagini e a dar loro un ordine ed una interpretazione esauriente.

Santamaria Giuseppe, Monumenti calabresi: Fiumefreddo Bruzio, la badia di “Fonte Laurato”, «Calabria Letteraria», 20 (1972), p. 15
La notizia riguarda il monastero fondato, su un precedente insediamento eremitico, da Gioacchino. Il monastero sarebbe divenuto la seconda abbazia-madre dell’ordine florense.

Southern R. W., Aspects of the European Tradition of Historical Writings. History as Prophecy, «Translactions of the Royal Historical Society», V s., 23 (1972), pp. 159-180.
Quadro del concetto medievale di storia come profezia, anche nel contesto di altre letture medievali della storia. L’a. pone quindi Gioacchino in relazione sia con il suo tempo, sia con il passato e il futuro della lettura profetica della storia.

 

1973

 McGinn Bernard, Joachim and the Sibyl. An Early Work of Joachim of Fiore from ms. 322 of the Biblioteca Antoniana in Padua, «Cîteaux. Commentari Cistercienses», 24 (1973), pp. 97-138.
Edizione del De prophetia ignota, contenuto nel ms. Antoniano 322. È probabilmente il primo scritto di Gioacchino, il quale avrebbe commentato la profezia sibillina di fronte a papa Lucio III, nel 1183. Nell’introduzione al testo, si esamina dapprima il problema dell’autenticità gioachimita dello scritto, poi è preso in esame il contesto storico dell’esposizione di Gioacchino, infine si traccia una breve storia delle profezie «sibilline» nel Medioevo.

Rauh Horst Dieter, Das Bild des Antichrist im Mittelalter. Von Tyconius zum deutschen Symbolismus, Münster, Aschendorff, 1973.

 

 1974

 Anitchkof Eugene, Joachim de Flore et le milieux courtois, Ginevra 1974.
Ristampa dell’edizione del 1931 (Roma, Collezione Meridionale Editrice).

 

Baget Bozzo Gianni, Modello trinitario e modello cristologico nella teologia della storia: Gioacchino da Fiore e Tommaso d’Aquino, «Renovatio», 9 (1974), pp. 39-50.
Gioacchino e Tommaso hanno offerto due letture teologiche della storia differenti tra loro. Nell’articolo vengono brevemente esaminati i due punti di vista e relazioni che intercorrevano tra essi.

Baraut Cyprien, Joachim de Flore, in Dictionnaire de Spiritualité, VII, Paris 1974, cc. 1179-1201.
Sintesi a proposito della vita, le opere, il pensiero dell’abate florense; è affrontato anche il problema della riforma monastica da lui voluta e della fortuna, attraverso i secoli, del gioachimismo. Può essere un buon punto di partenza per lo studio di Gioacchino.

Falbel Nachman, Sao Bonaventura e a theologia de historia de Joaquin de Fiore. Un resumo critico, in S. Bonaventura, 1274-1974, II, Grottaferrata 1974, pp. 571-584.
L’a. traccia un consuntivo degli studi relativi ai rapporti e alle critiche di s. Bonaventura nei confronti del pensiero teologico dell’abate calabrese.

Fornari Benedetto, Luca Campano, un grande ciociaro, «Notizie cistercensi», 7 (1974), pp. 51-58.
Breve e un poco enfatico profilo del celebre monaco e arcivescovo di Cosenza tra XII e XIII secolo, amico e biografo di Gioacchino.

Gelinas Yvon D., La critique de Thomas d’Aquin sur l’exégèse de Joachim de Flore, in Tommaso D’Aquino nel suo settimo centenario, Atti del Congresso Internazionale, I, Roma-Napoli 1974, pp. 368-375.
La critica di Tommaso contro l’ermeneutica di Gioacchino è fondamentale nella sua opposizione all’abate calabrese, più di quanto i primi studiosi di questo problema, tra cui McGinn, siano stati disposti ad ammettere. L’articolo contiene, a questo proposito, una discussione delle tesi di McGinn esposte in The Abbot and the Doctors (1971).

Reeves Marjorie, History and Prophecy in Medieval Thought, «Medievalia et Humanistica», n.s., 5 (1974), pp. 51-75.
Viene studiato il modo in cui la storia ha cominciato ad essere interpretata come profezia, ad iniziare da alcuni circoli del XII secolo. La struttura degli eventi passati poté servire come indizio per ciò che doveva ancora accadere.

Stanislao da Campagnola, Dai “viri spirituales” di Gioacchino da Fiore ai “fratres spirituales” di Francesco d’Assisi. Una tipologia religiosa, «Picenum Seraphicum», 11 (1974), pp. 24-52.
Si respinge una interpretazione del fenomeno «spirituale» inteso esclusivamente come fatto pauperistico e si mette in rilievo l’importanza della dimensione escatologica. In particolare, il trapasso dagli Zelanti ai loro discepoli che, irrigidendosi, costituiranno gli Spirituali è visto come un passaggio dell’opposizione dal piano pratico, discreto e controllato, a quello teorico-pratico, fervido e accanito, evoluzione in cui fu fondamentale il ruolo di Bonaventura.

Thomas M., Lo “Speculum humanae salvationis” e l’idea occidentale della redenzione, «Nuova rivista storica», 58 (1974), pp. 379-397.
Vi è un possibile background francescano e una possibile conoscenza del Liber Figurarum da parte dell’autore dello Speculum. A proposito di quest’ultimo, alcuni elementi sembrano avvicinarlo agli ambienti francescani italiani. Il confronto con il Liber Figurarum è compiuto in relazione al simbolismo.

Wendelborn Gert, Die Hermeneutik des Kalabresischen Abtes Joachim von Fiore, «Communio Viatorum», 17 (1974), pp. 63-91.
Studio sul metodo esegetico usato dall’abate e sul suo campo di applicazione. L’ermeneutica biblica gioachimita è interpretata come il mezzo di verifica della teologia della storia che Gioacchino aveva elaborato.

Wendelborn Gert, Gott und Geschichte. Joachim von Fiore und die Hoffnung der Christenheit, Wien-Köln, Verlag H. Böhlaus, 1974, pp. 300.
Saggio che presenta il pensiero di Gioacchino e propone un confronto tra l’abate e pensatori da Agostino fino al XX secolo. Il quadro sulle idee gioachimite tocca la divisione della storia, le concordanze, lo schema initiatio-fructificatio, l’unità della Trinità e le sue conseguenze per la visione storica gioachimita, la chiamata-caduta-ritorno degli Ebrei e dei Greci, la struttura della Chiesa nel terzo stato.

 

1975

 Gabelli Anna Maria, Kairòs e defectio nella concezione della storia di Gioacchino da Fiore, Napoli, Athena Mediterranea, 1975.

 Gavazzoli Maria Laura, Le pitture della cupola del Battistero di Parma e gli scritti di Gioacchino da Fiore, in Il Romanico. Atti del Seminario di studi diretto da Piero Sampaolesi, Milano 1975, pp. 111-144.

Manselli Raoul, A proposito del cristianesimo di Dante: Gioacchino da Fiore, Gioachimismo, Spiritualismo francescano, in Letteratura e critica. Studi in onore di N. Sapegno, II, Roma 1975, pp. 163-192.
L’articolo traccia un riassunto dei vari punti di contatto tra Gioacchino e i suoi seguaci da una parte e Dante dall’altra. L’a. sottolinea anche le connessioni del pensiero di Dante con l’ecclesiologia degli Spirituali.

 

McGinn Bernard, Apocalypticism in the Middle Ages. An Historiographical Sketch, «Medieval Studies», 37 (1975), pp. 252-286.
L’articolo vuole proporre, più che una rassegna sull’apocalittica medievale in sé stessa, una breve storia della storiografia su questo argomento. Il problema è così vasto che possono essere presi in considerazione solo gli studiosi maggiori e le linee di sviluppo più significative.

 

Rivera De Ventosa Enrique, Tres visiones de la historia: Joaquin de Fiore, san Buenaventura y Hegel. Estudio comparativo, in San Bonaventura Maestro di Vita Francescana e di sapienza cristiana, «Miscellanea francescana», 75 (1975), pp. 779-808.
Si cerca di impostare una critica al pensiero storico di Hegel alla luce di due visioni medievali della storia: quella di Gioacchino e quella di Bonaventura. La concezione del dottore serafico è il punto di riferimento e di orientamento. La materia è divisa in tre parti: interpretazione trinitaria della storia; escatologismo storico; la grande istituzione escatologica

Russo Francesco, Alla fonte del gioachimismo, «Calabria Nobilissima», 27 (1975), pp. 2-21.

 Schachten Winfried, Trinitas et Tempora. Trinitätslehre und Geschichtsdenken Joachims von Fiore, Freiburg 1975.

 West Delno C. (ed.), Joachim of Fiore in Christian Thought. Essays on the Influence of the Calabrian Prophet, 2 vol., New York, Burt Franklin, 1975, pp. XXIV-228, 229-632.
Raccolta di venti saggi su Gioacchino e la sua influenza, scritti tra il 1885 e il 1971. L’ed. unisce anche una sua bibliografia degli studi gioachimiti tra il 1954 e il 1973.

 

1976

 

Bischoff Guntram, Early Premonstratensian Eschatology: the Apocalyptic Myth, in The Spirituality of Western Christendom, ed. E.R. Elder, Kalamazoo, Michigan, Cistercian Publications, 1976, pp. 41-71.
Panoramica sul tema dell’apocalisse finale nel pensiero monastico. Si accenna, in particolare, a Ruperto di Deutz, Eberwin, Anselmo di Havelberg, Gioacchino da Fiore e Ottone di Frisinga.

 

Crocco Antonio, Gioacchino da Fiore e il Gioachimismo, Napoli, Liguori, 1976, pp. 222.
Nuova edizione, riveduta e aggiornata, di uno studio precedente dell’a., uscito nel 1960: Gioacchino da Fiore. La più affascinante e singolare figura del Medioevo cristiano. È una presentazione generale della figura, del pensiero e della fortuna dell’abate calabrese.

 

Lerner Robert E., Refreshment of the Saints. The Time after Antichrist as a Station for Earthly Progress in Medieval Thought, «Traditio», 32 (1976), pp. 97-144.
L’a. vuole mostrare la continuità della tradizione patristica ereditata dal Medioevo, in questo caso l’importante storia del breve periodo di pentimento (quaranta o quarantacinque giorni nella maggior parte delle testimonianze) dopo la sconfitta dell’Anticristo, che s. Girolamo ha sostenuto come mezzo per conciliare le incongruenze esegetiche in Daniele. Nel tracciare la storia di questo tema, vengono presentate le diverse visioni della venuta dell’Anticristo e dei suoi effetti, anche nel pensiero di Gioacchino.

 

Lubac (de) Henri, Joachim de Flore jugé par S. Bonaventure et S. Thomas, in Pluralisme et Oecumenisme en recherches theologiques, Gembloux 1976, pp. 37-49.
Si studia in particolare l’accordo di fondo che si riscontra nelle posizioni di Bonaventura e in quelle di Tommaso nel rifiutare il pensiero storico-teologico di Gioacchino.

 

Manselli Raoul, Joachim de Flore dans la théologie du XIII siècle, in Septième centenaire de la mort de Saint Louis, Actes des Colloques de Royaumont et de Paris, Paris, Les belles Lettres, 1976, pp. 291-301.
Un’occhiata alle ricerche più recenti, esame della personalità di Gioacchino e della sua concezione dinamica della Trinità. La questione che concerne la terza età alimenta la condanna degli Spirituali e dei Begardi, ma non ha impedito l’influenza profonda del gioachimismo.

 

Meinhold P., Thomas von Aquin und Joachim von Fiore und ihre Deutung der Geschichte, «Saeculum», 27 (1976), pp. 66-76.
Contributo sulla concezione della storia della salvezza in Gioacchino e in Tommaso e sull’opposizione di quest’ultimo nei confronti della visione all’abate.

 

Ohly Friedrich, Albbiblische und ausserbiblische Typologie, in Simboli e simbologia nell’Alto Medioevo, XXIII settimana di studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1976, pp. 429-472; trad. it. in Geometria e memoria. Lettera e allegoria nel Medioevo, ed. L. Ritter-Santini, Bologna, Il Mulino, 1985, pp. 303-337.
La tipologia ortodossa ha sempre visto Cristo – e la Chiesa come corpo di Cristo – come antitipo di tutto l’Antico Testamento. Gioacchino viene considerato tra i primi esegeti che allargano la tipologia e la fanno divenire semibiblica: un esempio infatti è preso dalle Sacre Scritture, il suo corrispondente dalla storia.

 

Reeves Marjorie, Joachim of Fiore and the Prophetic Future, London, SPCK, 1976.
Può considerarsi una versione ridotta di The Influence of Prophecy. Il primo capitolo è dedicato a Gioacchino; il resto del lavoro verte sulla posteriore influenza dell’abate. Rispetto all’opera maggiore, vi è del materiale nuovo, soprattutto a proposito del ruolo di Gioacchino nella Riforma e nel pensiero moderno, ma il punto di vista interpretativo rimane lo stesso.

 

Schwartz Hillel, The End of the Beginning: Millenarian Studies, 1969-1975, «Religious Studies Review», 2 (1976), n. 3, pp. 1-15.
Rassegna bibliografica sul millenarismo in generale. Vi è qualche indicazione anche in merito a Gioacchino.

 

 

1977

 

Caraffa Filippo, Florensi e Gioacchino da Fiore, in Dizionario degli Istituti di perfezione, IV, Roma 1977, cc. 79-82; 1188-1189.
Breve presentazione dell’Ordine. La voce tocca i punti della fondazione, delle costituzioni (perdute, ma probabilmente molto simili a quelle cistercensi), dello sviluppo, rapido grazie anche alla protezione di alcuni papi, fino alla fine della congregazione, che fu riassorbita dai Cistercensi.
La voce su Gioacchino dà un rapido riassunto della sua vita.

 

Clucas L., Eschatological Theory in Byzantine Hesychasm: a Parallel to Joachim of Fiore?, «Byzantinische Zeitschift», 70 (1977), pp. 324-346.
Lo studio è dedicato alla dottrina palamita e alla sua diffusione. Viene analizzata in particolare la dottrina delle tre ere. Ricercandone le fonti. la. segnala la possibile influenza di Gioacchino: le similitudini e le possibilità di contatto permettono di porre la questione. Tuttavia, si ammette che non ci sono prove evidenti di relazione diretta tra le idee dell’abate e il movimento esicasta.

 

Ferrara V., Gioacchino da Fiore come esponente della vocazione del popolo di Dio dell’Italia meridionale alla speculazione teologica e il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, «Monitor Ecclesiasticus», 102 (1977), pp. 116-143.
Tra le altre cose, l’a. sostiene l’ortodossia completa del pensiero trinitario di Gioacchino.

 

Grundmann Herbert, Ausgewählte Aufsätze. Teil 2: Joachim von Fiore, Stuttgart, A. Hiersemann, 1977, pp. 456. (Schriften der M.G.H. 25, 2).
Raccolta dei saggi dello studioso tedesco sulla figura e sull’opera di Gioacchino da Fiore, contributi tuttora fondamentali per gli studi relativi all’abate calabrese..

 

Iaquinta Angela Maria Vittorio, “Archicenobio Florense” di S. Giovanni in Fiore. Ricerca storico-critica, «Brutium», n.s., 54 (1975), n. 2-3, pp. 9-10; n. 4, pp. 8-10; 55 (1976), n. 4, pp. 17-18; 56 (1977), n. 2, р.5-8.
Informazioni bibliograficamente documentate sulle origini (sec. XII-XIII) del monastero fondato da Gioacchino e sulle testimonianze artistiche in esso conservate.

Kamer S.A., Orthodox and Revolutionary Theology of History in the Middle Ages. Augustine, Joachim of Fiore, Bonaventure, «Masters Abstracts», 15 (1977), pp. 33.

 Lambert Malcolm, Medieval Heresy. Popular Movements from Bogomil to Hus, New York-London, Arnold, 1977, pp. XVI-430.
Testo di argomento generale: indaga sull’eresia medievale dai suoi inizi, nel XII secolo, nel periodo dell’opposizione contro il gioachimismo («Spiritual Franciscains and Heretical Joachimites», pp. 182-206), e nel tardo Medioevo.

Manselli Raoul, Testimonianze minori sulle eresie. Gioacchino da Fiore di fronte a Catari e Valdesi, «Studi medievali», III s., 18 (1977), pp. 1-17.
Nei suoi scritti, Gioacchino ha condannato duramente le dottrine dei Catari e dei Valdesi. L’a. si propone di studiare la reazione che, come monaco e come credente, l’abate ebbe di fronte alle deviazioni dottrinali del suo tempo. È interessante rilevare che Gioacchino ha un senso vivo della realtà concreta delle eresie, come fatto operante in mezzo ai fedeli e come pericolo soprattutto per le anime semplici.

Mottu Henry, La manifestation de l’Esprit selon Joachim de Fiore. Herméneutique et théologie de l’histoire d’après le “Traitè sur les quatre évangiles”, Neuchâtel-Paris, Delachaux et Niestlé, 1977, pp. 365; trad. it. La manifestazione dello Spirito secondo Gioacchino da Fiore. Ermeneutica e teologia della storia secondo il “Trattato sui quattro Vangeli”, Casale Monferrato, Marietti, 1983, pp. XVII-312.
L’a. analizza la struttura dei Tractatus, sul duplice piano dei principi esegetici e della teologia della storia, ed evidenzia in Gioacchino il risorgere di un arcaismo di natura apocalittica, censurato dai teologi classici, da Agostino a Tommaso. Si cerca di riabilitare l’abate florense in quanto teologo della manifestazione dello Spirito. Nei Tractatus si ritrova un sistema notevolmente organizzato in virtù della nozione di concordia, che consente a Gioacchino di trarre dai testi evangelici una logica a tre termini – Antico Testamento, Nuovo Testamento, Vangelo dello Spirito – che costituisce la trama profonda della sua speranza.

Reeves Marjorie, The Abbot Joachim’s Sense of History, in 1274 Année charnière. Mutation et continuités, Colloque C. N. R. S. 558, Paris 1977, pp. 781-796.
Si getta una nuova luce sulle relazioni tra Trinità e storia, analizzando il significato di alcune figurae attraverso cui Gioacchino ha presentato le processioni e le missioni delle tre persone trinitarie. La seconda parte dell’articolo affronta i rapporti tra il simbolismo numerico del cinque e del sette nel pensiero dell’abate e la sua ermeneutica dei cinque tipi di intelligentiae della Scrittura e le sette species di sensus typicus.

Zimdars-Swartz Sandra, Joachim of Fiore, in Dictionnaire des auteurs cisterciens, 16/II, Abbaye Notre-Dame de St. Remy, La documentation cistercienne, 1977, pp. 419-423.

 

 

1978

 

D’Adamo Cristina, L’abbazia di San Giovanni in Fiore e l’architettura florense in Italia, in I Cistercensi e il Lazio, Atti delle giornate di studio dell’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma, Roma 1978, pp. 91-98.
Nella chiesa di S. Giovanni in Fiore si ravvisano alcune peculiarità: il transetto chiuso, con le cappelle superiori formanti quasi dei cori a sé stanti, la navata unica, l’uso del passaggio, all’altezza dei rosoni, per il collegamento delle cappelle, la presenza della cripta. Queste caratteristiche collocano la chiesa in una posizione particolare nel quadro dell’architettura italiana dei primi anni del XIII secolo.

 

Lodolo Gabriella, Il tema simbolico del Paradiso nella tradizione monastica dell’Occidente latino (secoli VI-XII): lo svelamento del simbolo, «Aevum», 52 (1978), pp. 177-194.
L’a. segue lo svilupparsi dell’idea del Paradiso e di altri temi connessi in vari scrittori tra il VI e il XII secolo. Per Gioacchino (pp. 187-191), il tema evoca il sabbatismo della terza età, per il regno dello Spirito che si manifesterà sulla terra.

 

Manselli Raoul, Il problema del doppio Anticristo in Gioacchino da Fiore, in Geschichtsschreibung und geistiges Leben im Mittelalter, Festschrift für Heinz Löwe zum 65. Geburtstag, ed. K. Hauck und H. Mordek, Köln-Wien 1978, pp. 427-449.
Dalla Concordia, dall’Expositio in Apocalypsim e ancor più dal Liber Figurarum emerge con chiarezza che Gioacchino si aspettava la venuta di due Anticristi. Secondo l’abate, uno verrà alla fine della seconda età e porterà con sé una prima grande tribolazione. Vi sarà, infine, la settima e ultima persecuzione, quella dell’ultimo Anticristo, chiamato anche Gog. I due Anticristi sono identificabili con il Male che agisce nella storia e con l’Anticristo escatologico.

 

McGinn Bernard, Angel Pope and Papal Antichrist, «Church History», 47 (1978), pp. 155-173.
L’argomento in questione è quello della visione del papato nell’apocalittica alla fine del Medioevo. Emergono due immagini: quella del papa messianico, il pastor angelicus, e quella del papa come Anticristo. L’a. esamina, a questo proposito, il messaggio di Gioacchino, l’azione del «povero eremita» Pietro da Morrone (papa Celestino V), l’apocalittica di Pietro di Giovanni Olivi.

Napolitano Romano, S. Giovanni in Fiore monastica e civica. Storia documentata del capoluogo silano. I. L’abate Gioacchino: le fonti, Napoli 1978.

 Pasztor Edith, Architettura monastica, sistemazione urbanistica e lavoro nel “Novus Ordo” auspicato da Gioacchino da Fiore, in I Cistercensi e il Lazio, Atti delle giornate di studio dell’Istituto di storia dell’Arte dell’Università di Roma, Roma, Multigrafica, 1978, pp. 149-156.
Nel suo Liber Figurarum, Gioacchino auspica un nuovo ordine, realizzazione del suo ideale monastico. Si tratta di tre comunità, collegate tra loro, ma collocate ciascuna nel proprio ambiente: quello dei monaci, dei chierici e dei laici. Di ognuna l’abate descrive compiti precisi e strutture ben definite, nell’ambito della sistemazione urbanistica del nuovo ordo.

Reeves Marjorie, Fleming John V., Two Poems Attributed to Joachim of Fiore, Princeton, Pilgrim Press, 1978.
Nova edizione e studio delle due composizioni in rima attribuite a Gioacchino, che si trovano in appendice all’edizione veneziana del Psalterium decem cordarum.

 

1979

 Congar Yves, Je crois en l’Esprit Saint. I. L’expérience de l’Esprit. II. Il est Seigneur et il donne la vie, Paris, Edition du Cerf, 1979, pp. 238; pp. 296.
Nel contesto generale dello studio sul concetto di Spirito Santo, la parte dedicata alla storia della teologia medievale ha per oggetto soprattutto l’insegnamento di Gioacchino e di s. Tommaso

 

De Leo Pietro, Per la storia dell’arcicenobio florense, «Benedictina», 26 (1979), pp. 349-353.
Vengono pubblicati due documenti relativi a S. Giovanni in Fiore e a Fonte Laureato, i più importanti monasteri dell’ordine fondato da Gioacchino. I documenti risalgono al 1220 e al 1348.

 

Di Napoli Giovanni, Gioacchino da Fiore e Pietro Lombardo, «Rivista di filosofia neoscolastica», 71 (1979), pp. 621-685.
È ripresa la tesi di Foberti sulla «invenzione», da parte dei Cistercensi oppositori di Gioacchino, del De unitate seu essentia Trinitatis, come falso riassunto del primo libro del Psalterium, perché l’abate fosse screditato. Denuncia un vizio di metodo: non si è trovato in nessuno degli scritti di Gioacchino il motivo della sua condanna nel 1215 (l’opera condannata è perduta e non può servire da riferimento unico e necessario).

 

Di Napoli Giovanni, Gioacchino da Fiore: profeta o teologo? «Calabria Letteraria», 27 (1979), fasc. 1-3, pp. 4-7.
A giudizio dell’a., l’abate calabrese fu essenzialmente un teologo, cioè un «cultore della sacra pagina», più che un profeta.

 

Di Napoli Giovanni, La teologia trinitaria di Gioacchino da Fiore, «Divinitas», 23 (1979), pp. 281-312.
Presentazione del pensiero trinitario di Gioacchino, che analizza le sue fonti bibliche, la terminologia e le figure usate dall’abate, il ruolo della Trinità nella storia e nella vita monastica. Gli argomenti a difesa dell’ortodossia di Gioacchino si basano su una selezione di testi che può essere giudicata parziale.

 

Di Napoli Giovanni, L’ecclesiologia di Gioacchino da Fiore, «Doctor Communis», 12 (1979), pp. 302-326.
Analisi della visione ecclesiologica dell’abate florense, visione che viene interpretata come completamente fedele all’ortodossia. Sono stati evitati però i testi che parlano di trasformazione nella Chiesa del terzo stato, per i quali in passato il pensiero di Gioacchino era stato giudicato come eretico.

 

Gelinas Yvon D., Joachim of Fiore, “Expositio in Apocalypsim”: Approach to the Study of the Textual Trasmission, «Manuscripta», 23 (1979), p. 9.
In vista dell’edizione critica, l’a. esamina quattro casi della trasmissione dell’opera: l’editio princeps di Venezia, due mss. antichi (Troyes 241 e Chigi A VIII 231), e uno più recente (Nurberg Cent. II 51).

Lubac (de) Henri, La postérité spirituelle de Joachim de Flore. I. De Joachim à Schelling, Paris, Lethielleux, 1979; trad. it., La posterità spirituale di Gioacchino da Fiore. I. Dagli spirituali a Schelling, Milano, Jaca Book, 1981.
La teoria di una terza età come era dello Spirito e l’attesa, attraverso i secoli, del suo avvento vengono studiati a partire da Gioacchino, interpretato quindi come il creatore e il profeta di questa visione. All’inizio dell’opera, vengono presentate le idee originarie dell’abate riguardo appunto alle tre età della storia e alla futura età dello Spirito (pp. 13-67).

 

McGinn Bernard, Apocalyptic Spirituality, New York-Toronto, Paulist Press-Ramsey, 1979, Preface by M. Reeves, pp. XIII- XVIII, pp. 1-334.
Il testo presenta una selezione di brani di sei autori: Lattanzio, Adso di Montier-en-Dier, Gioacchino, Angelo Clareno, Pietro di Giovanni Olivi e Savonarola. La scelta è stata guidata dalla volontà di mostrare come le attese di ciascun autore, riguardo alla fine dei tempi, influenzino i suoi ammonimenti per la vita presente. Per gli scritti di Gioacchino, sono stati presi l’Epistula universis fidelibus, l’Epistula domino Valdonensi, un passo del Liber Concordiae e due tavole del Liber Figurarum.

 

McGinn Bernard, Visions of the End. Apocalyptic Traditions of the Middle Ages, New York, Columbia University Press, 1979, pp. XVII-377.
Raccolta di testi apocalittici medievali: brevi sezioni dedicate a ciascuno degli oltre trenta autori. La selezione comprende anche brani di varie opere di Gioacchino, e copre una serie di argomenti: l’armonia tra Antico e Nuovo Testamento, le tre età della storia, l’Anticristo e il papato. La scelta dagli scritti dell’abate, nel contesto generale dell’opera, contribuisce a chiarire il posto da lui occupato nella tradizione dell’apocalittica cristiana.

 

Nyberg T. Skt. Peters efterfolgere i brydningstider: Omkring pavedommets historia Rom og Nord-Europa, 750-1200, Odense, Odense Universitetsforlag, 1979, pp. 188.
Lo studio (I successori di s. Pietro in un’epoca di crisi: sul papato, Roma e l’Europa del Nord, 750-1200) riguarda il cambiamento di relazioni tra potere religioso e laico dai tempi di Carlo Magno a Innocenzo III. L’ultimo capitolo è dedicato alla visione della storia di Gioacchino, specchio del trionfo dell’universalismo del papato sul particolarismo secolare. A questo proposito, la. dimostra che l’Expositio super Isaiam fu scritto da Gioacchino e non, come si crede, da un suo seguace, perché soltanto un’opera del tempo attribuisce sette episcopati alla Norvegia e cinque alla Svezia: è il Liber censuum (1190) scritto da Cencio Savelli, che l’abate conobbe a Roma nel 1196.

 

Reho C., Il messaggio escatologico da Gioacchino da Fiore a Bonaventura da Bagnoregio, «Antonianum», 54 (1979), pp. 681-700.
Dopo aver esaminato la concezione escatologica di Gioacchino, l’a. mette in evidenza le principali diversità tra la nova aetas gioachimita e la novitas francescana; studia poi l’escatologia in Bonaventura, il quale, pur ispirandosi «tecnicamente» allo schema dell’abate, ne rigetta i toni più estremistici, limitandone l’impatto storico e facendo di s. Francesco il carattere peculiare della «terza età».

 

Saranyana José Ignacio, Joaquin de Fiore y Tomas de Aquino. Historia doctrinal de una polemica, Pamplona, Ediciones Universidad de Navarra, 1979, pp. 174.
Dopo una presentazione della figura di Gioacchino, si studiano le vicende della polemica esplosa in seguito alla pubblicazione del Liber Introductorius di Gerardo, in particolare la reazione espressa nel De periculis novissimorum temporum di Guglielmo di Saint Amour. Viene esaminata anche la posizione di Tommaso nei confronti dell’escatologia di Gioacchino e nella conclusione sono riassunte le teorie principali dell’abate, in un confronto con quelle di Guglielmo, di Gerardo e di Tommaso.

 

Schiappa F., Joachim of Fiore, predecessor of S. Francis of Assisi, «Dissertation Abstract International», 40 A (1979), pp. 890-891. 

Stanislao da Campagnola, Influsso del gioachimismo nella letteratura umbro-francescana del Due- Trecento, in Il b. Tommasuccio da Foligno, terziario francescano, e i movimenti popolari umbri del Trecento, ed. R. Pazzelli, Roma, Commissione Storica Internazionale T.O.R., 1979, pp. 97-130; anche in «Analecta Terti Ordinis Regularis S. Francisci de Penitentia», 131 (1979), pp. 443-475.
Sebbene i codici umbri contenenti le opere di Gioacchino non siano molti. l’influsso delle tematiche gioachimite nella letteratura francescana risulta indubbio.

 

Zimdars-Swartz Sandra, The Trinity and History. An Introduction to Twelfth-Century Theology of History, «Religion Journal of Kansas», 17 (1979), pp. 1-6.

 

 

1980

 

Alexander Paul J., The Diffusion of Byzantine Apocalypses in the Medieval West and the Beginnings of Joachimism, in Prophecy and Millenarianism, pp. 53-106.
L’a. si occupa dell’influenza dell’apocalittica bizantina in terra latina e presenta una nuova ipotesi sulla data e sul contesto storico della revisione gioachimita del Vaticinium Sibillae Erithreae. Essa sarebbe stata compiuta nel circolo gioachimita di Giovanni di Parma, con lo scopo di presentare un programma politico realistico per l’Oriente greco.

 

Bloomfield Morton W., Recent Scholarship on Joachim of Fiore and His Influence, in Prophecy and Millenarianism, pp. 21-52.
Articolo di presentazione dello stato degli studi su Gioacchino e la sua fortuna. Si fa il punto sull’edizione delle opere autentiche e su quelle pseudo-gioachimite, sullo studio del pensiero dell’abate (ermeneutica, teologia, filosofia della storia) e le sue fonti, sui problemi riguardo alla vita, alla fortuna di Gioacchino e al gioachimismo. Segue una ricca bibliografia.

 

Bylina S., Les sociétés libérées. Les programmes du millénarisme hérétique au bas Moyen-Age, «Acta Poloniae historica», 42 (1980), pp. 5-26.
Il gioachimismo e il suo seguito: gli Spirituali Francescani, i loro alleati laici degli ordini secolari, i Valdesi, i flagellanti, i Taboriti cechi. Si studia il loro millenarismo.

 

Cadei Antonio, La chiesa figura del mondo, in Storia e messaggio in Gioacchino in Fiore, pp. 301-365.
L’a. analizza attentamente alcune caratteristiche molto particolari della struttura architettonica della chiesa di S. Giovanni in Fiore e tenta di spiegarne il significato mettendole in relazione con la figura XII (Dispositio novi Ordinis) del Liber Figurarum.

 

Caraffa Filippo, I monasteri florensi del Lazio meridionale, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 449-472.
L’a. traccia la storia dei due monasteri florensi nel Lazio meridionale, S. Maria del Monte Mirneto presso Ninfa e quello di S. Maria della Gloria presso Anagni, fondati dal cardinale Ugolino, che divenne poi papa Gregorio IX, e Che stimò molto l’ordine fondato da Gioacchino. Di queste due abbazie ci sono giunti gli archivi, per cui è possibile ricostruire bene la loro storia.

 

Congar Yves, Joachim de Fiore et le destin du joachimisme, in Esistenza, mito, ermeneutica. Scritti per Enrico Castelli, II, Padova, CEDAM, 1980, pp. 213-224.
L’a. traccia un rapido excursus sul seguito avuto dal gioachimismo, toccando gli spirituali francescani, Bonaventura, Tommaso, per giungere fino a Hegel e Schelling. Su Gioacchino vi è solo una breve presentazione iniziale.

 

Crocco Antonio, Genesi e significato dell’“Età dello Spirito” nell’escatologia di Gioacchino da Fiore, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 195-224.
Intende essere un riesame della genesi e del significato della «terza Età» nel generale contesto del pensiero gioachimita, seguendo il criterio dell’analisi diretta delle fonti, condotta con aderenza storica alle categorie essenzialmente medievali del linguaggio e della teoresi di Gioacchino. Nella «genesi» dell’idea di Età dello Spirito si possono cogliere tre elementi: quello teologico, quello esegetico-simbolico e quello psicologico-mistico.

 

Crocco Antonio (ed.), Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, Atti del I Congresso Internazionale di Studi Gioachimiti, S. Giovanni in Fiore, 19-23 settembre 1979, S. Giovanni in Fiore, Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, 1980, pp. 582

D’Adamo Cristina, Note sull’architettura florense in Italia, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 491-502.
L’a. riassume i suoi due precedenti studi e presenta i punti di riferimento più importanti per chi voglia occuparsi della superstite architettura florense italiana. Lo studio di essa, e in particolare di quella di S. Giovanni in Fiore, può contribuire alla comprensione di Gioacchino, poiché può essere a buon diritto considerata anch’essa una delle testimonianze tangibili del suo pensiero.

D’Adamo Cristina, Verifica su una tipologia ricorrente in alcune fondazioni florensi: S. Maria di Fontelaurato, S. Martino di Canale, S. Maria della Gloria, in Federico Il e l’arte del Duecento italiano, ed. A. M. Romanini, I, Galatina, Congedo, 1980, pp. 175-189.
La tipologia architettonica molto particolare di S. Giovanni in Fiore si ritrova anche in altre fondazioni florensi, ugualmente degli inizi del XIII secolo, e nell’abbazia di S. Maria della Gloria presso Anagni, donata ai Florensi tra il 1226 e il 1232. Vi è dunque un legame architettonico che unisce queste prime fondazioni, che sembrerebbe ispirarsi ad un’idea-guida che non può non essere identificata nel pensiero dello stesso Gioacchino.

 

Daniel E. Randolph (ed.), Abbot Joachim of Fiore: the “De Ultimis Tribulationibus”, in Prophecy and Millenarianism, pp. 165-190.
Edizione del breve testo di Gioacchino. Nell’introduzione si esamina il problema dell’autenticità dello scritto, che l’a. ritiene una sorta di introduzione-riassunto delle opere maggiori dell’abate.

Daniel E. Randolph, The Double Procession of the Holy Spirit in Joachim of Fiore Understanding of History, «Speculum», 55 (1980), pp. 469-483.
E noto che Gioacchino ha insegnato che la storia si divide in tre grandi età (del Padre, del Figlio, e quella, imminente, dello Spirito Santo). A questa triplice divisione, l’abate ne aggiunge un’altra, binaria: un primo tempo va da Adamo a Cristo, un secondo da Cristo alla fine della storia. Queste due divisioni sono sempre state viste come inconciliabili tra loro; l’a. mostra invece che la doppia processione dello Spirito – sia dal Padre sia dal Figlio – è una chiave che permette di vedere queste due divisioni come complementari.

 

De Leo Pietro, “Reliquiae” florensi. Note e documenti per la ricostruzione della biblioteca e dell’archivio del protocenobio di S. Giovanni in Fiore, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 367-428.
L’archivio e la biblioteca di S. Giovanni in Fiore sono andati dispersi. L’a. tenta di darne una prima ricostruzione, e unisce l’edizione di alcuni documenti, in parte ancora inediti. Sono presentati anche due frammenti di manoscritti, uno in beneventana, uno in testuale.

 

D’Elia Francesco, Struttura linguistico-semantica del linguaggio gioachimita, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 269-300.
Analisi del linguaggio e dello stile di Gioacchino. Secondo l’a., essi sono anti-letterari e poco preoccupati dei canoni della retorica; sono piuttosto solenni, drammatici e musicali. Per dimostrarlo, si analizza il passaggio del Liber Concordiae sulle tre età della storia, con il loro sviluppo in quattordici serie simboliche.

 

Di Gioia Elena Bianca, Note su un manoscritto di Gioacchino da Fiore, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 503-520.
Studio del ms. Corsiniano 797 (41 F2) della Biblioteca Nazionale dei Lincei di Roma, che contiene la Concordia. Si tratta di un codice degli inizi del XIII secolo, appartenuto (e secondo l’a. copiato) all’abbazia di S. Giovanni in Fiore. È un testo che presenta revisioni, le quali sembrano evidenziare la volontà, da parte dei discepoli di Gioacchino, di fornire un testo corretto, teso alla redazione critica definitiva. Si studia poi in modo attento l’apparato figurativo.

 

Di Gioia Elena Bianca, Un manoscritto pseudo-gioachimita: Biblioteca Nazionale Centrale di Roma Vittorio Emanuele 1502, in Federico II e l’arte del Duecento italiano, ed. A.M. Romanini, II, Galatina, Congedo, 1980, pp. 85-111.
Studio del codice, che contiene il Super Esaiam, il De oneribus sexti temporis e il De septem temporibus ecclesie. Vi è anche una serie di undici figure, note con il nome di Praemissiones. L’a. procede ad un confronto di questa collezione di figure con quelle contenute in altri mss., datati tra la metà del XIII sec. e i primi del XIV, nel tentativo di stabilire – dall’analisi del testo, dalla correttezza delle figure e dalla qualità complessiva del ms. della Nazionale – la sua area di esecuzione e il periodo di composizione delle opere.

 

Di Napoli Giovanni, Gioacchino da Fiore: teologia e cristologia, «Aquinas», 23 (1980), pp. 1-51.
Gioacchino da Fiore non fu un profeta, un mistico, un filosofo, ma un teologo monastico, che volle sempre essere fedele alla dottrina della Chiesa. L’a. affronta il problema della cristologia nel pensiero dell’abate: la sua concezione storica sarebbe sempre fondata sul regno di Cristo.

 

Di Napoli Giovanni, La figura e gli scritti di Gioacchino da Fiore, «Rivista storica calabrese», n.s., 1 (1980), n. 3-4, pp. 49-70.
Profilo biografico e presentazione complessiva degli scritti dell’abate florense.

 

Di Napoli Giovanni, I Congresso Internazionale di studi gioachimiti, «Rivista storica calabrese», n.s., 1 (1980), pp. 239-241.
Presentazione dei lavori svolti nel primo Congresso Internazionale (1979).

 

Di Napoli Giovanni, Teologia e storia in Gioacchino da Fiore, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 71-150.
Ouadro di sintesi della teologia della storia nel pensiero gioachimita. Vengono presentati la periodizzazione della storia, basata sulla visione trinitaria di Gioacchino, il suo desiderio di una purificazione nella Chiesa, l’attesa dell’età dello Spirito, che vedrà la riunificazione con la Chiesa greca, la conversione degli Ebrei, una grande persecuzione da parte della nuova Babilonia.

 

Gabelli Anna Maria, Gioacchino da Fiore nella storiografia italiana del ‘900, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 245-268.
La Weltanschauung di uno studioso nonché le pressioni che si attuano su di lui dall’ambiente sociale e politico nel quale vive si pongono come filtro all’interpretazione. Da questo punto di partenza si analizzano le posizioni degli studiosi italiani del gioachimismo, relativamente al presente secolo, in particolare quella del Buonaiuti.

 

Gonnet Giovanni, Gioacchino da Fiore e gli eretici del suo tempo, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 57-69.
L’a. esamina i giudizi di Gioacchino – espressi nell’Expositio in Apocalypsim, nel De articulis fidei e nei Tractatus super quatuor Evangelia – su Catari e Valdesi. Sono negativi nei riguardi di entrambi. Ci si pone il problema di come l’abate avesse conosciuto le loro dottrine: i Catari erano presenti in Calabria; quanto ai Valdesi, Gioacchino può averli conosciuti nel periodo in cui si trovava a Verona.

 

Lee Harold, The Anti-Lombard Figures of Joachim of Fiore: a Reinterpretation, in Prophecy and Millenarianism, pp. 127-142.
Le due figure contro Pietro Lombardo, che si trovano unicamente nel ms. di Dresda, furono un primo e non completamente riuscito tentativo da parte di Gioacchino di rappresentare la complessità delle relazioni trinitarie. Solo in un secondo tempo l’abate riuscirà a chiarire meglio la sua concezione, esponendola nelle figure che accompagnano il Psalterium decem cordarum. Vi sarebbero dunque stati una modificazione e uno sviluppo dalle figure anti-Lombardo a quelle del Psalterium.

 

Lerner Robert E., Joachim of Fiore as a Link between St. Bernard and Innocent III on the Figural Significance of Melchisedech, «Medieval Studies», 42 (1980), pp. 471-476.
La figura di Melchisedech è servita ad Innocenzo III per stabilire la dimensione regale dell’autorità pontificia. È un’ottica nuova, mai utilizzata prima del XII secolo, e che trova la sua fonte in Gioacchino, partigiano del papa e avversario dell’Impero, nella sua Concordia. Innocenzo conosceva quest’opera, approvata dai suoi predecessori, e ha potuto trovarvi un Melchisedech che riunisce in sé i poteri regali e sacerdotali.

 

Maccarrone, Michele, Primato romano e monasteri dal principio del XII secolo ad Innocenzo III, in Istituzioni monastiche ed istituzioni canonicali in Occidente (1123-1215), Atti della VII settimana Internazionale di studio, Mendola, 28/VIII – 3/IX 1977, Milano 1980, pp. 49-132.
Tra le altre cose, l’a. evidenzia l’originalità della conferma data da Celestino III nel 1196 a Gioacchino e alle sue nuove fondazioni monastiche. Essa fu una conferma orale, concessa per l’insistente richiesta dell’abate, e forse fu data in questa forma per non irritare i Cistercensi. Questi ultimi infatti ritenevano Gioacchino un fugitivus, da punire secondo i loro statuti, non già da approvare solennemente con una conferma papale (cfr. pp. 77-80).

 

Manselli Raoul, Gioacchino da Fiore e la fine dei tempi, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 429-445.
L’a. illustra l’originalità della dottrina escatologica di Gioacchino, in rapporto anche ai teologi anteriori e a Pietro di Giovanni Olivi.

 

McGinn Bernard, Symbolism in the Thought of Joachim of Fiore, in Prophecy and Millenarianism, pp. 143-164.
La simbologia gioachimita può essere divisa in tre categorie: i simboli per l’ordine della storia, quelli per il conflitto e quelli per il trionfo. I primi sono simboli geometrici: i cerchi della Trinità, il triangolo del Salterio, le ruote del carro di Ezechiele; vi sono anche simboli di crescita e di sviluppo (l’albero). Per il secondo gruppo, si trovano i normali simboli dell’Anticristo e dell’ultimo imperatore, ma vi è anche quello del papa angelico. Per il terzo, infine, il simbolo più importante è la fig. XII del Liber Figurarum.

 

Mottu Henry, Joachim de Flore et Hegel. Apocalyptique biblique et philosophie de l’histoire, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 151-174; pp. 175-194 (trad. it.).
L’a. vuole staccare Gioacchino da hegelismo, idealismo e romanticismo per riportarlo nel suo secolo, il XII. L’abate è così ricondotto al suo vero ambito, quello biblico, e in particolare all’apocalittica biblica.

 

Reeves Marjorie, How Original was Joachim of Fiore’s Theology of History?, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 25-40; pp. 41-56 (trad. It.).
Dopo aver tracciato un excursus delle interpretazioni filosofico-teologiche della storia dell’umanità, si pone in risalto la concezione originale dell’abate florense, che viene ritenuta prossima a quella di Ruperto di Deutz.

 

Reeves Marjorie, The Originality and Influence of Joachim of Fiore, «Traditio», 36 (1980), pp. 269-316.
L’a. si pone tre difficili questioni: esaminare il background delle idee da cui si è generata le teologia della storia di Gioacchino; indicare con precisione gli aspetti originali rilevabili nel suo pensiero; cercare infine di chiarire e applicare dei criteri per definire personaggi, gruppi, scrittori successivi a Gioacchino come «Joachite» o «Joachimist».

 

Russo Eligio, Due chiarimenti sul pensiero di Gioacchino: le cinque relazioni trinitarie e i cinque tempi essenziali dello “Psalterium”, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 473-490.
L’a. intende chiarire due aspetti del pensiero di Gioacchino, che nelle interpretazioni correnti risultano generalmente trascurati e talvolta fraintesi.

 

Russo Francesco, La figura storica di Gioacchino da Fiore, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 7-23.
Si traccia il profilo biografico dell’abate, con le notizie desunte dalla Vita anonima, dalla testimonianza di Luca e dalle cronache inglesi. Segue una parte dedicata alla sua fama di santità, al profetismo gioachimita e alle vicende del gioachimismo.

 

Schachten Winfried, Die Trinitätslehre Joachims von Fiore im Lichte der Frage nach der Subjektivität Gottes in der neuren Theologie, «Franziskanische Studien», 62 (1980), n. 1, pp. 39-61.
Nell’elaborare la differenza tra filosofia e teologia, la scolastica del XIII secolo ha urtato contro l’assenza, nel pensiero aristotelico, della nozione del personalismo. Questa categoria risulta invece presente in Gioacchino, che malgrado una formulazione difettosa, ha concepito Dio come unità tri-personale. Si analizza la ripresa di questa idea nella teologia contemporanea.

 

Schachten Winfried, Ordo Salutis. Das Gesetz als Weise der Heilsvermittlung. Zur kritik des hl. Thomas von Aquin an Joachim von Fiore, Münster, Aschendorff, 1980, pp. VIII-234.
Lo studio interpreta i passi della Summa Theologiae sulla legge (II/1, questiones 90-108) in riferimento alla disputa contro il pensiero teologico di Gioacchino.

 

Seibt Fernand, Liber Figurarum XII and the Classical Ideal of Utopia, in Prophecy and Millenarianism, pp. 257-266.
Vi è un certo numero di similitudini tra alcuni dettagli della concezione gioachimita per un mondo migliore, espresse nel Liber Figurarum, e quella di Tommaso Moro. L’a. le prende in esame, conscio peraltro delle differenze e della distanza tra i due pensatori.

 

Troncarelli Fabio, Poesia e profezia in un manoscritto di Gioacchino da Fiore, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 521-532.
Nel ms. 797 della Biblioteca Corsiniana si trova una poesia in volgare di carattere profetico, trascritta da una mano trecentesca. L’a. ne dà l’edizione sulla base di questo ms. (appartenuto all’abbazia di S. Giovanni in Fiore), riportando le varianti significative rispetto ad una precedente edizione.

 

Wessley Stephen, “Bonum est Benedicto mutare locum”. The Role of the “Life of Saint Benedict” in Joachim of Fiore’s Monastic Reform, «Revue Bénédictine», 90 (1980), pp. 314-328.
L’a. dimostra che il De vita s. Benedicti voleva essere una sorta di giustificazione che Gioacchino si diede per difendere la sua attività esegetica e monastica, in particolare per legittimare la sua separazione dall’Ordine cistercense e la creazione di un nuovo ordine. Esso compirà, con la sua purezza e secondo l’idea delle tre età della storia, i precetti di S. Benedetto.

 

Williams Ann (ed.), Prophecy and Millenarianism. Essays in Honour of Marjorie Reeves, Harlow, Longman’s Press, 1980.

 

Zimdars-Swartz Sandra, Joachim of Fiore and the Cistercian Order: A Study of “De Vita Sancti Benedicti”, in Simplicity and Ordinariness Studies in Medieval Cistercian History, IV, Kalamazoo, Cistercian Pubblications, 1980, pp. 293-309.
Dall’opera presa in esame emerge un giudizio negativo sull’ordine cistercense: secondo la visione gioachimita della storia come movimento verso la perfezione contemplativa, i monaci cistercensi, nel tentativo di conciliare vita attiva e vita contemplativa, hanno raggiunto una soglia critica.

 

 

1981

 

Berkhout Carl T., Russell Jeffrey B., Medieval Heresies. A Bibliography 1960-1979, Toronto 1981.
La rassegna bibliografica comprende anche una sezione dedicata a Gioacchino: Part Eight: Joachim and Millenarianism (pp. 69-76).

 

Burger E.K., Joachim of Fiore’s “Enchiridion super Apocalypsim”, in The Seventh Saint Louis Conference on Manuscript Studies, «Manuscripta», 25 (1981), p. 4.
Il confronto tra le differenti redazioni dell’Enchiridion rivela una significativa evoluzione del pensiero di Gioacchino. Sono utilizzati i mss. Pavia, Bibl. Univ. Aldini 370; Roma, Vat., Reg. Lat. 132: Paris, B.N. Lat. 2142 e Lat. 427; London, B.L. Harley 3049.

 

Ilari Annibale, Dante, Subiaco e Gioacchino da Fiore, «Il Sacro Speco», 1981, n. 1, pp. 10-16.
L’a. ipotizza che Dante, nel presentare la figura di s. Benedetto nel Paradiso, abbia avuto come sua fonte non tanto Gregorio Magno, ma piuttosto il De vita s. Benedicti di Gioacchino. L’ipotesi è basata sul fatto che né Dante, né la sua possibile fonte nominano i tre anni passati da Benedetto sul Subiaco, e neppure altri toponimi che invece Gregorio cita. Gioacchino fa parte della formazione culturale di Dante, e l’a. ipotizza anche quest’ultimo abbia avuto in mano il ms. 322 di Padova, antologia di opere gioachimite.

 

Lubac (de) Henri, La postérité spirituelle de Joachim de Flore. II. De Saint Simon à nos jours, Paris, Lethielleux, 1981; trad. it., Milano, Jaca Book, 1984.

 Napolitano Romano, S. Giovanni in Fiore monastica e civica. Storia documentata del capoluogo silano. II. L’abate Gioacchino: i tempi, Napoli 1981.

 Schreiber R., Zu Paradiso XII, 139: “Rabano è qui”, «Deutsches Dante-Jahrbuch», 55-56 (1980-81), pp. 91-117.
Secondo l’a., si possono trovare tracce dell’influenza del De laudibus Sanctae Crucis non solo in Dante, ma anche nel Liber Figurarum di Gioacchino.

 

Seguy J., Ordres religieux et Troisième âge du monde, «Recherches et Documents du Centre Thomas More», 8 (1981), n. 29, pp. 1-15.
L’a. mostra l’esistenza di una corrente apocalittica minore ma costante negli ordini e le congregazioni tra XIII e XX secolo. Lo studio si divide in tre parti: ordini religiosi e apocalittica; gioachimismo, post-gioachimismo e apocalittica degli ordini religiosi; la doppia legittimazione (carisma del fondatore, riconoscimento della Chiesa istituzionale).

Tallerico Diego Maria, Risvolti mariani nella tipologia escatologica di Gioacchino da Fiore, in De cultu Mariano saeculis XII-XV, IV, Roma, Pontificia Academia Mariana Internationalis, 1979-81, pp. 229-258.

 Troncarelli Fabio, Di Gioia Elena Bianca, Scrittura, testo, immagine in un manoscritto gioachimita, «Scrittura e civiltà», 5 (1981), pp. 149-186.
Analisi approfondita del ms. Corsiniano 797 (41. F. 2) che esempla la Concordia di Gioacchino: si tratta di un codice molto importante, poiché è senz’altro appartenuto al monastero di S. Giovanni in Fiore, e secondo gli a. è stato copiato lì. L’analisi si concentra sul tipo di scrittura, sui problemi testuali che l’esemplare presenta, sulle figure e le decorazioni che accompagnano il testo.

 

1982

 

Cahill P.J., Hermeneutical Implications of Typology, «Catholic BiblicalQuarterly», 44 (1982), n. 2, pp. 266-281.
A partire dal discorso di Stefano, l’a. esamina gli esempi espliciti di tipologia e la struttura tipologica della tradizione sinottica, la tipologia nell’iconografia, l’esempio di Gioacchino e dei riformatori.

 

Carozzi, C., La fin des temps. Terreurs et prophéties au Moyen Age, Paris, Stock, 1982, pp. 240.
Raccolta di testi che illumina un filone della mentalità medievale, fino alla sintesi di Gioacchino da Fiore.

 

Coleman Janet, The Continuity of Utopian Thought in the Middle Age. A Reassessment, «Vivarium», 20 (1982), pp. 1-23.
L’a. studia il rapporto tra idea e prassi monastica da una parte e pensiero utopico dall’altra. Chiaro fin dall’inizio, questo rapporto si accentua con Oddone di Cluny (nel cui pensiero è centrale l’idea dell’imminenza della fine), e successivamente con Gioacchino. Il pensiero di Gioacchino è ancora legato alla tradizione, mentre quello dei suoi seguaci (lo pseudo-Gioacchino, autore del Super Hieremiam) rappresenta una innovazione: questi ultimi pensavano che tutti gli uomini, non solo i monaci, avrebbero potuto raggiungere.

 

Crocco Antonio, S. Francesco e Gioacchino da Fiore, «Miscellanea Francescana», 82 (1982), pp. 520-533.
Analizza brevemente quali possono essere stati i rapporti tra questi due personaggi, considerando dapprima i nessi tra gioachimismo e minoritismo. L’a. si domanda poi se può esserci stata una conoscenza «diretta» di Gioacchino da parte di Francesco ed infine analizza i punti di contatto nel pensiero dei due. Viene criticata invece la posizione di chi ha voluto vedere una filiazione diretta di Francesco da Gioacchino.

 

Daniel E. Randolph, St. Bonaventure Debt to Joachim, «Medievalia et Humanistica», n.s., 11 (1982), pp. 61-75.
L’a. vuole dimostrare che Bonaventura, nelle Collationes in Hexaemeron, ha seguito non tanto la prima diffinitio della divisione gioachimita della storia – quella su cui si sono basate le interpretazioni radicali degli Spirituali – quanto la secunda diffinitio, evitando così di proporre il superamento dei sacramenti e del Vangelo, come invece è accaduto in Gerardo.

 

Gonnet Giovanni, Buonaiuti e la prima riforma, «Communio viatorum», 25 (1982), pp. 113-121.
Buonaiuti, in Pietre miliari nella storia del cristianesimo, ha considerato come artefici della «prima riforma», distinta da quella del XVI secolo, Pietro Valdo, Gioacchino da Fiore e Francesco d’Assisi.

 

McGinn Bernard, Awaiting an End. Research in Medieval Apocalypticism 1974-1981, «Medievalia et Humanistica», n.s., 11 (1982), pp. 263-289.
Rassegna bibliografica degli studi dedicati all’apocalittica medievale. Una sezione (pp. 267-274) si occupa di Gioacchino; per il gioachimismo seguente è utile la parte a proposito dei Francescani Spirituali (pp. 274-8).

 

Moltmann Jürgern, Christliche Hoffnung: Messianich oder Transzendent? Ein theologisches Gespräch mit Joachim von Fiore und Thomas von Aquin, «Münchener Theologische Zeitschrift», 33 (1982), n. 4, pp. 241-260; «Asprenas», 30 (1983), pp. 23-46 (trad. It.).
La Parusia e il Regnum Christi saranno nella storia o al di la della storia? E la questione posta dal chiliasmo, che può considerarsi l’aspetto immanente dell’escatologia, cosi come quest ultima può considerarsi l’aspetto trascen. dente del chiliasmo. Questi due aspetti sono rappresentati rispettivamente da Gioacchino e da Tommaso, ma non si possono separare.

 

Schachten Winfried, Das Verhältnis von philosophischem und biblischheilgeschichtlichem Denken im Blick auf Joachims Ablehnung der Metaphysik, «Franziskanische Studien», 64 (1982), п. 1, pр. 54-66; п. 3-4, pp. 193-202.
Nella prima parte dell’articolo, l’a. traccia l’evoluzione del pensiero greco contrapposta a quella del pensiero ebraico; in seguito, viene messo in evidenza il fatto che Gioacchino non aveva alcuna affinità con il modo di pensare greco, mentre era in sintonia con quello semitico.

 

Tallerico Diego Maria, Maria-Chiesa in Gioacchino da Fiore, 2 vol., Catanzaro, Ed. F. Izzo, 1982.
Analisi e interpretazione dei passi sulla Vergine nella Concordia, nell’Expositio in Apocalypsim, nel Psalterium, nel Tractatus super Evangelia e nelle opere minori dell’abate florense.

 

Thompson A., A Reinterpretation of Joachim of Fiore’s “Dispositio Novi Ordinis” from the “Liber Figurarum”, «Cîteaux. Commentarii Cistercienses», 33 (1982), pp. 195-205.
L’a. prende in esame la fig. XII del Liber Figurarum e ne analizza le sette forme di vita religiosa e le loro sette rispettive funzioni all’interno del corpo di Cristo.

 

 

1983

 

Crocco Antonio, La concezione trinitaria della storia di Gioacchino da Fiore e il superamento del dualismo agostiniano, «Asprenas», 30 (1983), pp. 5-21.
II De civitate Dei di Agostino e la Concordia di Gioacchino rappresentano i due più grandi sistemi di teologia della storia elaborati dal pensiero cristiano occidentale. Se la divisione agostiniana della storia in sette età è stata la matrice della concezione di Gioacchino, quest’ultima supera però il dualismo delle due città e accentua il processo evolutivo della storia, includendo all’interno del tempo la settima età e rinviando ad una ottava età la gioia genesiaca del riposo in Dio, nella Gerusalemme celeste.

 

Daniel E. Randolph (ed.), Abbot Joachim of Fiore: Liber de Concordia Novi ac Veteris Testamenti, Philadelphia, American Philosophical Society, 1983, pp. LXII-456 (Transactions of the American Philosophical Society, 73/8).
Edizione critica dei primi quattro libri della più diffusa delle opere di Gioacchino (19 mss., più quattro incompleti). Nell’introduzione, l’ed. presenta una sintesi della vita dell’abate, la struttura del testo e i problemi relativi alla sua tradizione manoscritta. L’apparato critico registra le varianti dei cinque mss. ritenuti migliori.

 

Delhaye P., L’Esprit-Saint et la Loi nouvelle, in Credo in Spiritum Sanctum: pisteuo eis to pneuma to agion, Atti del Congresso teologico internazionale di pneumatologia in occasione del 1600° anniversario del I Concilio di Costantinopoli e del 1550° anniversario del Concilio di Efeso, Roma, 22-26 marzo 1982, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1983, pp. 1177-1193.
L’a. studia sinteticamente tre autori medievali (Gioacchino, Tommaso e Bonaventura) ed individua la loro opinione sul ruolo dello Spirito Santo nella vita morale del cristiano e sulla nuova legge.

 

Esneval (D’) A., Symbolisme de l’arbre et prophétie chrétienne au XIle siècle, «Revue Catholique International Communio», 8 (1983), n. 6, pp. 85-92.

 

Lerner Robert E., The Powers of Prophecy. The Cedar of Lebanon Vision from the Mongol Onslaught, to the Dawn of the Enlightenment, Berkeley-Los Angeles-London, University of California Press, 1983, pp. XIII-249.
Studio sull’apocalittica e l’escatologia medievali, che ha per oggetto specifico la storia di due testi: la Cedrus alta Libani e la Visio Tripolitana. La prima è un testo profetico scritto con ogni probabilità tra 1238 e 1240, quando imperversava un clima di terrore per l’avanzata mongola. In questo contesto, Gioacchino è visto più come uno tra molti altri autori millenaristi, che come il pro-genitore della mentalità millenaristica.

 

Mottu Henry, Joachim von Fiore, in Gestalten der Kirchengeschichte: Mittelalter, I, Stuttgart, Kohlhammer, 1983, pp. 249-266.

 

Potestà Gian Luca, Apocalisse e dialettica, intr. a Mottu Henry, La manifestazione dello Spirito secondo Gioacchino da Fiore. Ermeneutica e teologia della storia secondo il “Trattato sui quattro Vangeli”, Casale Monferrato, Marietti, 1983, pp. IX-XVII.

 

Russo Eligio, “Psalterium decem cordarum” di Gioacchino da Fiore, fonte della concordia con la “novitas” francescana, Chiaravalle Centrale, Frama Sud, 1983.
Traduzione italiana dell’opera gioachimita. Nella seconda parte del volume, si tenta di stabilire una concordia della novitas francescana con quella di Gioacchino, attraverso un’ampia parafrasi del De conformitate di Bartolomeo da Pisa e un rapido esame dell’Arbor Vitae di Ubertino da Casale e del Lignum Vitae di Bonaventura.

 

West Delno C., Zimdars-Swartz Sandra, Joachim of Fiore. A Study in Spiritual Perception and History, Bloomington, Indiana University Press, 1983.
Presentazione generale della figura e del pensiero di Gioacchino. Viene dato un quadro della vita e delle opere dell’abate, delle sue teorie esegetiche, della dottrina trinitaria e della teologia della storia, dell’influenza gioachimita su Gerardo e i Francescani Spirituali. Un capitolo passa in rassegna la bibliografia più recente.

 

 

1984

 

Buonaiuti Ernesto, Gioacchino da Fiore. I tempi, la vita, il messaggio, Cosenza, Lionello Giordano Editore, 1984, pp. XXXII-224.
Nuova edizione dello studio del 1931. Si segnala la prefazione di Antonio Crocco dedicata all’autore e al suo ruolo nell’ambito degli studi gioachimiti.

 

Emmerson R.K., Antichrist in the Middle Ages. A Study in Medieval Apocalypticism, Art and Literature, Seattle, University of Washington Press, 19842.
Scopo dello studio non è tracciare una panoramica sui movimenti millenaristi, né delineare la grande influenza esercitata da Gioacchino e altri sull’apocalittica tardo-medievale, ma definire la visione popolare dell’Anticristo sviluppatasi attraverso il Medioevo, per meglio comprendere l’apocalittica medievale in generale. Nel piano dell’opera, comunque, l’idea di Anticristo in Gioacchino occupa un posto rilevante.

 

Kedar B.Z., Crusade and Mission. European Approaches toward the Muslims, Princeton, N. J., Princeton University Press, 1984, pp. XIII-246.
Nel contesto generale di uno studio dell’idea di crociata nel Medioevo, si esamina anche la posizione di Gioacchino da Fiore e in appendice sono riportati anche i testi dell’abate relativi alla questione.

 

Manselli Raoul, Un bilancio attuale sull’opera di Gioacchino da Fiore, «Clio», 20 (1984), pp. 661-664.
Esamina i risultati conseguiti dal II Congresso Internazionale, a proposito del concetto di terza età nell’idea che ne aveva Gioacchino e nelle conseguenze che ha avuto la sua visione nella storia successiva.

 

Öhagan M., Joachimite Apocalypticism, Cistercian Mysticism and the Sense of Disintegration in “Perlesvaus” and the “Queste del Saint Graal”, «Dissertation Abstract», 44 (1984), pp. 1448-1449.

 

Pasztor Edith, Gioacchino da Fiore, S. Bernardo e il monachesimo cistercense, «Clio», 20 (1984), pp. 547-561.
L’a. analizza il valore del monachesimo cistercense nella Concordia di Gioacchino, opera fondamentale per la comprensione delle idee dell’abate, in cui la stessa interpretazione della figura e dell’attività di s. Bernardo, rispetto alle origini dell’ordine di Citeaux e alla seconda crociata, risulta molto incisiva.

 

Pasztor Edith, Lavoro e missione dei Cistercensi dalla fondazione di Cîteaux a Gioacchino da Fiore: problemi e discussioni, in Mélanges à la mémoire du père Anselme Dimier, ed. B. Chauvin, II, Pupillin 1984, pp. 147-155.
Quadro generale dell’evoluzione dell’ordine, dagli inizi fino alla nascita della congregazione «de Fiore» alla fine del XII secolo.

 

 

1985

 

Lerner Robert E., Antichrists and Antichrist in Joachim of Fiore, «Speculum», 60 (1985), pp. 553-570.
Si affrontano due problemi aperti del pensiero di Gioacchino: l’abate credeva nella venuta di più Anticristi, tra i quali bisogna identificare quale fosse per lui il vero e proprio Anticristo. L’a. si chiede anche in che modo la sua idea del vero Anticristo si lega a quella della tradizione precedente. Nel rispondere a questi problemi, si dimostra che l’escatologia di Gioacchino è molto innovativa, come del resto molti altri aspetti del suo pensiero.

 

Lerner Robert E., Joachim of Fiore’s Breakthrough to Chiliasm, «Cristianesimo nella storia», 6 (1985), pp. 489-512.
A proposito dell’escatologia gioachimita, si mette in evidenza il fatto che fu la ricerca ermeneutica sull’Apocalisse, non le speculazioni trinitarie, l’elemento determinante nel passaggio di Gioacchino al millenarismo. L’a. rileva anche il ruolo ispiratore di Beda nel pensiero dell’abate.

 

McGinn Bernard, The Calabrian Abbot. Joachim of Fiore in the History of Western Thought, New York, London, Mc Millian-Collier, 1985, pp. XIX-261 (trad. it. L’abate calabrese. Gioacchino da Fiore nella storia del pensiero occidentale, Genova-Milano, Marietti, 1990, pp. IX-265).
Sommario di studi già pubblicati dell’autore stesso e di altri. Si tratta il background del pensiero di Gioacchino, specialmente per la teologia della storia: si esamina la teologia della storia di Eusebio e l’esegesi dell’Apocalisse di Agostino. Nel discutere i principali temi del pensiero dell’abate, si mette a fuoco la divisione della storia in tre grandi status. Infine l’a. confronta Gioacchino con Tommaso e Bonaventura.

 

Piromalli Antonio, Gioacchino da Fiore e Dante, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1984, pp. 76.

 

Romano C., Figure e momenti del pensiero medievale. Gioacchino da Fiore, Pier Giovanni Olivi, S. Tommaso d’Aquino, Salerno, Palladio Editore, 1985, pp. 132.

 

Wessley Stephen, Female Imagery. A Clue to the Role of Joachim’s Order of Fiore, in Women of the Medieval World. Essays in Honor of J.M. Mundy, ed. J. Kirshner and S. Wemple, London, Blackwell, 1985.

 

 

1986

 

Adorisio Antonio Maria, Codici latini calabresi. Produzione libraria in Val di Crati e in Sila tra XII e XIII secolo, Roma, Gela Editrice, 1986, pp. 61, 28 figg.
Primo passo di un’indagine sulla produzione manoscritta latina in Calabria dopo la conquista normanna. Vengono identificati due centri scrittori, presso l’abbazia cistercense di s. Maria della Sambucina e presso la Cattedrale di Cosenza. Quanto al cenobio di S. Giovanni in Fiore, l’a. contesta l’attribuzione di alcuni importanti codici di opere di Gioacchino al monastero florense; è piuttosto dell’opinione che essi siano stati esemplati da copisti facenti capo alla Cattedrale di Cosenza. Alla Sambucina è invece attribuito un altro importante codice gioachimita, il ms. 322 della Biblioteca Antoniana di Padova.

 

Adorisio Antonio Maria, Contributo alla storia degli studi gioachimiti: Costantino Gaetani O.S.B. (1560-1650) e la documentazione da lui raccolta, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 301-318.
I documenti della vita e i codici delle opere di Gioacchino furono al centro dell’interesse di Costantino Gaetani, erudito e storico al servizio della Sede Apostolica sotto vari papi. La sua opera di ricerca lo inserisce a buon diritto in quel gruppo di primi studiosi per merito dei quali prese avvio la riscoperta della figura dell’abate florense nell’età moderna.

 

Beriou Nicole, Pierre de Limoges et la fin des temps, «Mélanges de l’Ecole Française de Rome, Série Moyen Age et temps Modernes», 98 (1986), n. 1, pp. 67-107.
Studio dedicato ad un’antologia gioachimita (ms. Paris, B.N. lat. 16397), appartenuta a Pierre de Limoges (m. 1306). Essa dimostra l’interesse escatologico dello studioso. Il codice contiene estratti dalla Concordia, dall’Expositio, dallo Psalterium, dal Super Hieremiam e altri scritti pseudo-gioachimiti. In esso era contenuto anche un breve testo, De Antichristo (finito poi nel ms. Paris, B. N. lat. 15972), di cui l’a. dà l’edizione in appendice.

 

Burger E.K. (ed.), Enchiridion super Apocalpypsim, Toronto 1986 (Pontifical Institute of Medieval Studies and Texts, 78).
Edizione critica dell’opera di Gioacchino, un commento indipendente rispetto alla più ampia Expositio in Apocalypsim.

 

Crocco Antonio, Il superamento del dualismo agostiniano nella concezione della storia di Gioacchino da Fiore, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 141-164.
Cfr. sopra Crocco Antonio, La concezione trinitaria della storia di Gioacchino da Fiore e il superamento del dualismo agostiniano, «Asprenas», 30 (1983), pp. 5-21.

 

Crocco Antonio, La missione di s. Benedetto nella teologia della storia di Gioacchino da Fiore, «Miscellanea francescana», 86 (1986), pp. 3-12.
Gioacchino assegna al fondatore del monachesimo occidentale un ruolo e una missione specialissimi. S. Benedetto assurge a personaggio Idealtypus, che incarna l’ideale della vita contemplativa, destinata a raggiungere la sua plenitudo nel futuro regno dello Spirito. E la sua vita che apre infatti la terza età, quella appunto dello Spirito Santo.

 

Crocco Antonio, (ed.). L’età dello Spirito e la fine dei tempi in Gioacchino da Fiore e nel gioachimismo medievale, Atti del II Congresso Internazionale di Studi Gioachimiti, S. Giovanni in Fiore-Luzzi-Celico, 6-9 settembre 1984, S. Giovanni in Fiore, Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, 1986, pp. 533; Appendice (trad. it. dei testi in lingua francese, tedesca e inglese), pp. 135.

 

Daniel E. Randolph, Joachim of Fiore and Medieval Apocalypticism. Some Current Research, «Medievalia et Humanistica», n.s., 14 (1986), pp. 173-188.
Presentazione di come la visione della storia di Gioacchino è stata letta e interpretata in tre opere recenti di H. Mottu, di R.E. Lerner e di D.C. West–S. Zimdars-Swartz.

 

Daniel E. Randolph, The Manuscripts of the “Liber de Concordia” and Early Joachimism, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 359-365; Appendice, pp. 129-135 (trad. it.).
Si analizzano le caratteristiche dei mss. della Concordia, in particolare di quelli che appartengono alla famiglia proveniente dal Sud Italia. Vi è in essi, ben presente, la volontà di difendere l’ortodossia di Gioacchino e di mettere in evidenza il ruolo positivo dei Cistercensi nella lettura della storia data da Gioacchino. Questi mss. dunque sembrano provenire, direttamente o tramite archetipi, dai Florensi-Cistercensi, primi seguaci dell’abate.

 

De Leo Pietro, Una nuova opera di Gioacchino da Fiore? Il “Super Cantica Canticorum” di un codice del XII secolo, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 435-488.
Con il ritrovamento di un codice calabrese del XII secolo, si pone il problema dell’attribuzione dell’opera in esso contenuta, un commento al Cantico dei Cantici, alla penna di Gioacchino. Alcuni elementi esterni potrebbero essere a favore di questa attribuzione, ma solo l’analisi del testo e del linguaggio possono chiarire il problema. Nell’appendice è pubblicato il quarto capitolo del testo.

 

Mancuso Antonio O., Riflessi gioachimiti nel poemetto “Quaedam profetia”, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 391-401.
Poemetto anonimo in volgare siciliano, composto in un periodo non bene accertato, il Quaedam profetia ha un carattere religioso-morale-didascalico e riprende il tema della sofferenza del giusto presente nel libro di Giobbe. L’interpretazione che il testo dà riflette la lettura esegetica di Gioacchino sul libro di Giobbe, fatto che riporterebbe il poemetto all’inizio del XIII sec., quando ancora il pensiero dell’abate non era stato distorto.

 

Manselli Raoul, L’Età dello Spirito e profetismo tra 400 e 500, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 237-250.
Si traccia una panoramica dell’influsso che ha avuto Gioacchino e il gioachimismo nei secoli immediatamente successivi. È sottolineata l’importanza avuta dal pensiero dell’abate in personaggi di rilievo, tra cui Petrarca, Cola di Rienzo, fino a Cristoforo Colombo e Lutero.

 

McGinn Bernard, Circoli gioachimiti veneziani (1450-1530), «Cristianesimo nella storia», 7 (1986), pp. 19-39.
Il gioachimismo è fiorito a Venezia in tre circoli importanti: il gruppo di Domenico Morosini e del domenicano chiamato Rusticiano, verso il 1450; il circolo di Vittorio Trevisan, abate di S. Cipriano, verso la fine del XV secolo; gli Agostiniani e i laici diretti da Silvestro Meucci, che, tra il 1510 e il 1530, furono i promotori delle prime edizioni a stampa dei testi gioachimiti.

 

McGinn Bernard, Joachim of Fiore’s Tertius Status: Some Theological Appraisals, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 217-236; Appendice, pp. 57-76 (trad. it.).
Il terzo quarto del XIII secolo fu il periodo in cui si elaborarono le posizioni fondamentali pro e contra la teologia della storia di Gioacchino. Le concezioni dei teologi di quegli anni rimasero influenti per tutto il Medioevo. La panoramica tocca il grande dibattito sull’Introductorius di Gerardo, le posizioni contro Gioacchino del Liber de Antichristo, l’opposizione di Tommaso e il pensiero di Bonaventura nei confronti dell’abate. Nella seconda parte, riguardo al XX secolo, l’a. nota come alcuni giudizi di allora abbiano influito anche sugli studiosi di oggi.

 

Minicucci Maria Jole, Contributi agli studi florensi nell’opera di Cesare Minicucci, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 403-416.
L’a. presenta i risultati conseguiti dallo studioso, nella ricerca di documentazione riguardante Gioacchino, l’Ordine florense e le fabbriche monastiche di S. Giovanni in Fiore. A lui si deve la prima segnalazione del ms. contenente il Super Cantica, forse opera dell’abate.

 

Mottu Henry, La mémoire du futur: signification de l’Ancien Testament dans la pensée de Joachim de Fiore, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 13-28; Appendice, pp. 7-20 (trad. it.).
Gioacchino da Fiore è stato essenzialmente un profeta, non nel senso di individuo che sa presagire e congetturare l’«avvenire», ma come continuatore, in seno alla rinascita del XII secolo, della tradizione del profetismo ebraico. Come tutti i profeti biblici, l’abate non auspicò un’altra Chiesa; voleva piuttosto la trasformazione di quella medesima Chiesa, la sua, a cui non ha mai cessato di appartenere e dalla quale si aspettava il sostegno.

 

Moynihan Robert, The Development of the “Pseudo-Joachim” Commentary “Super Hieremiam”: New Manuscript Evidence, «Mélanges de l’Ecole Française de Rome, Série Moyen Age et Temps Modernes», 90 (1986), n. 1, pp. 109-142.
Il Super Hieremiam, a lungo attribuito a Gioacchino, secondo alcuni è opera dei discepoli dell’abate, altri lo attribuiscono ai primi Francescani. Ma in base allo studio dei mss., è possibile proporre un’altra ipotesi: vi sarebbero più autori, i monaci florensi che scrissero la versione più breve, forse sulla base di un testo dello stesso Gioacchino; in seguito i Francescani avrebbero aggiunto commenti e glosse, che più tardi sarebbero state inserite direttamente nel testo.

 

Obrist Barbara, Image et prophétie au XIle siècle: Hugues de Saint Victor et Joachim de Flore, «Mélanges de l’Ecole Française de Rome. Série Moyen Age et Temps Modernes», 98 (1986), n. 1, pp. 35-63.
L’articolo non vuole valutare gli scritti di Gioacchino a partire dall’impatto che hanno avuto nel XIII secolo, ma situarli nel contesto teologico ed esegetico del XII secolo, poiché l’abate è, per molti aspetti, solidamente legato al passato. Si analizza quindi il De arca Noe morali et mystica di Ugo di San Vittore, testo in cui la visione profetica è assimilata all’interpretazione delle Scritture. Gioacchino si inserisce in questa tradizione, e ne accentua i principi spirituali.

 

Pasztor Edith, Ideale del monachesimo ed “età dello Spirito” come realtà spirituale e forma d’utopia, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 57-124.
Rilettura delle opere di Gioacchino, per comprendere il modo in cui egli colloca, volta per volta, il monachesimo nel quadro della sua periodizzazione storica. Si affronta anche il problema del rapporto trai concetti di «realtà spirituale» e di «forma d’utopia», rapporto che riguarda una delle questioni principali della storiografia sull’abate: l’autenticità gioachimita del novus ordo come si trova espresso nella tav. XII del Liber Figurarum.

 

Reeves Marjorie, The Third Age: Dante’s Debt to Gioacchino da Fiore, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 127-139; Appendice, pp. 43-55 (trad. it.).
L’a. si domanda se Dante conoscesse realmente il pensiero di Gioacchino. Vi sono molti punti in comune: critica della corruzione della Chiesa, attesa di una palingenesi totale, il ruolo del papa santo e dell’imperatore messianico. Anche l’immagine del «cinquecento e diece e cinque» potrebbe avere una derivazione gioachimita: si segnala infatti la coincidenza numerica tra il DUX e l’anno 515 a.C., anno in cui Zorobabele terminò di costruire il secondo tempio, data importante nella scansione storica dell’abate.

 

Russo Eligio, L’età dello Spirito come compimento e pienezza, alla fine dei tempi, dell’opera cristologica e mariologica nel Corpo Mistico, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 331-344.

 

Selge Kurt-Victor, Joachim von Fiore in der Geschichtsschreibung der letzten sechzig Jahre (von Grundmann bis zur Gegenwart). Ergebnisse und offene Fragen, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 29-53; Appendice, pp. 21-42 (trad. it.).
Giro d’orizzonte nel quale l’a. intende richiamare alcuni de contributi più importanti della ricerca non italiana su Gioacchino, in particolare quella tedesca, rappresentata soprattutto da Grundmann, inglese e americana.

 

Troncarelli Fabio, Nuove reliquie dello “scriptorium” di Fiore, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 321-329.
L’a. accosta a due mss. già in precedenza considerati come affini e ritenuti originari di S. Giovanni in Fiore un terzo codice, che mostrerebbe la stessa scrittura il ms. Chigi A VIII 231 della Biblioteca Vaticana. Questo ms. esempla l’Expositio in Apocalypsim di Gioacchino.

 

Vian Paolo, Dalla gioia dello Spirito alla prova della Chiesa. Il “tertius generalis status mundi” nella “Lectura super Apocalipsim” di Piero di Giovanni Olivi, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 165-215.
Ad un esame della Lectura risulta chiaro come la terza età – che Gioacchino aveva concepito come l’epoca della quies sabbatica, della contemplazione e della gioia che ne scaturisce – assuma nella meditazione dell’Olivi un altro significato: essa è il momento della prova, del vaglio attraverso cui deve passare la Chiesa per purificarsi, e dei grandi combattimenti escatologici.

 

Wessley Stephen, Additional Clues to a Role for Joachim’s Order of Fiore, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 279-300; Appendice, pp. 99-118 (trad. it.).
La Vita di Gioacchino, scritta da un suo anonimo seguace, rivela una serie di indizi che indicano come tale testo sia stato composto da uno dei primi monaci florensi, ed è una spia del modo in cui i monaci compagni dell’abate lessero il senso e il ruolo che avrebbe dovuto avere l’ordine florense.

 

West Delno C., A Millenarian Earthly Paradise: Renewal and the Age of Holy Spirit, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 257-276; Appendice, pp. 77-95 (trad. it.).
Viene preso in esame il tipo di comunità, separata dal mondo, immaginata da Gioacchino per l’eletto che vivrà nell’età dello Spirito. Si analizza perciò in tutti i particolari la tavola XII del Liber Figurarum (Dispositio novi ordinis pertinens ad tercium statum ad instar superne Ierusalem).

 

Zimdars-Swartz Sandra, The Third Status in “De Vita Sancti Benedicti” and Other Minor Writings Attributed to Joachim of Fiore, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 347-355; Appendice, pp. 119-127 (trad. it.).
L’a. esamina i problemi relativi all’idea di tertius status cosi come è stata esposta da Gioacchino nel De Vita S. Benedicti, nel De ultimis tribulationibus, nell’Epistola domino Valdonensi, in quella Universis Christi fidelibus e nei sermoni quaresimali editi da Buonaiuti.

 

Zinzi Emilia, Il monastero di S. Giovanni in Fiore e le unità ex-forensi in Calabria (1561-1650): notizie sullo stato delle fabbriche, in L’età dello spirito e la fine dei tempi…, pp. 367-390.
Nella prima parte, le pur sintetiche notizie sullo stato delle fabbriche aiutano a delineare un’immagine pregnante del punto d’arrivo di una crisi già da tempo apertasi; nella seconda, si studia la situazione delle antiche unita tra la ripresa immediatamente post-tridentina e la vigilia dell’intervento innocenziano per la riorganizzazione dei Regolari, con una buona consistenza di dati.

 

 

1987

 

Adorisio Antonio Maria, Un cimelio florense ritrovato, «Florensia», 1 (1987), pp. 79-90.
Descrizione del ms. dei Miracula o Admirabilia di Gioacchino da Fiore, scritti da un monaco di S. Giovanni in Fiore, Giacomo Greco, all’inizio del 1600, ms. che era stato depositato dallo stesso autore nell’armarium del suo monastero nel 1614. Uno studio attento di questo testo può contribuire alla rivalutazione, come fonte storica, delle notizie tramandateci dal Greco, anche nell’altra sua opera, la Chronologia Ioachim abbatis et florensis ordinis.

 

De Leo Pietro, L’età costantiniana nel pensiero di Gioacchino da Fiore, «Florensia», 1 (1987), pp. 9-34; anche in Id., Gioacchino da Fiore. Aspetti inediti della vita e delle opere, Soveria Mannelli, Rubbettino 1988, pp. 25-50.
Esamina la lettura, da parte di Gioacchino, del periodo costantiniano e del Constitutum Constantini: la visione dell’abate è sempre positiva, a differenza di quanto accadrà nel gioachimismo francescano, che, per difendere la povertà, condannerà in modo durissimo l’opera di Costantino e di papa Silvestro.

 

Dickson Gary, Joachim and the Amalricians, «Florensia», 1 (1987), pp. 35-45.
L’a. esamina le possibili connessioni tra le idee di Gioacchino e la setta ereticale degli Amalriciani. Amalrico di Bene, maestro di Parigi, può aver conosciuto le idee trinitarie dell’abate a Roma, o alla corte francese. I due comunque sono «accostati» nella condanna subita nel Concilio Lateranense IV del 1215.

 

Di Monale Buglione F., Intelligenza spirituale e vita di Gioacchino da Fiore, Trescore Balneario, 1987.

 

Gonnet Giovanni, Y a-t-il une “question joachimite”? (A propos des denières recherches sur Joachim de Flore et les Joachites), «Heresis», 1987, n. 8, pp. 15-27.
Per «questione gioachimita» l’a. intende il problema, simile a quello della «questione francescana», delle fonti gioachimite: esse, a cui bisogna ricorrere per ricostruire la vita di Gioacchino, sono tardive e scritte da Cistercensi. E lecito domandarsi se esse siano sufficientemente probanti e se pecchino di astigmatismo agiografico. Vari problemi rimangono ancora per ciascuno degli otto punti toccati dalle relazioni dei Congressi, che l’a. presenta riassumendole brevemente.

 

 

1988

 

De Leo Pietro, Gioacchino da Fiore. Aspetti inediti della vita e delle opere, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1988, pp. IX-189.
Vengono messi in luce l’ideale di monaco e di abate in cui Gioacchino credeva e la sua interpretazione storica dell’età costantiniana, sempre positiva a differenza del modo durissimo in cui sarà giudicata negli anni successivi. Vengono poi edite alcune opere minori dell’abate: i Dialogi de praescientia Dei, l’Intelligentia super calathis, il De Maria Magdalena et Maria sorore Lazari e la Professio fidei.

 

Lerner Robert E., Joachim von Flore, «Theologische Realenzyklopädie», 17 (1988), pp. 84-88.

 

Pispisa Enrico, Gioacchino da Fiore e i cronisti medievali, Messina, Editrice Sicania, 1988

 

Potestà Gian Luca, Tempo ed escatologia nel Medioevo, «Cristianesimo nella storia», 9 (1988), pp. 281-299.
Agostino ha offerto all’Occidente medievale una visione della storia e dell’escatologia che si configurò come il modello teologico dominante per secoli. Giovanni Scoto e Gioacchino esprimono, lungo linee divergenti, due tentativi tra i più rilevanti di istituire un confronto critico con la prospettiva agostiniana. La ricerca mira a determinare in breve le peculiari loro posizioni ermeneutiche e dottrinali, ridefinite a seguito del profondo rinnovamento degli studi avvenuto negli ultimi anni nei rispettivi ambiti di indagine storiografica.

 

Verbeke W., Verhelst D., Welkenhuysen A. (ed.) The Use and Abuse of Eschatology in the Middle Ages, Leuven, Leuven University Press, 1988 (Mediaevalia Lovaniensia, Series I, Studia XV).

La bibliografia sarà presto resa disponibile in questa sezione

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